L'isola del Tennis
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WIMBLEDON - LONDRA (£14.600.000):20 giugno-3 luglio 2011 - Risultati e commenti ATP by Poseidon

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Post  poseidon Thu 23 Jun 2011 - 10:54

LUNEDI 20 GIUGNO

Come da tradizione, Rafa Nadal (in quanto campione uscente) apre il programma sul Centrale alle 14 in punto. In effetti, pochi avrebbero scommesso che oggi ci sarebbe stata una partita degna di nota tra Rafael Nadal e Michael Russell. L'americano, non è esattamente un fenomeno. E' un buon gocatore, piccolo di statura (173 cm), ma forte fisicamente. La regolarità dei colpi, qualche variazione di gioco durante lo scambio sono qualità apprezzabili, ma non gli hanno mai consentito di andare oltre la 60esima posizione mondiale. In questo momento, il 32enne di Detroit occupa il posto numero 90. Il caso vuole che sia stato opposto al numero uno del tennis. L’inizio del numero 1 del mondo è titubante tant’è che già nel secondo gioco è costretto ad annullare una palla break. Nel game successivo è lo spagnolo ad avere due chances per il break ma Russell si salva. All’inizio Nadal incappa in diversi errori gratuiti (specie col dritto) e l’americano ne approfitta nel sesto gioco quando, a seguito di una splendida demi-volèe, conquista la seconda palla break dell’incontro sulla quale, stavolta, Rafa commette doppio fallo: 4-2 per Russell. La reazione, però, non si fa attendere e nel gioco successivo il maiorchino conquista il controbreak grazie ad un dritto lungolinea vincente. Il nono game è cruciale: Russell risale da 0-30 a 40-30 ma due doppi falli e un dritto alle ortiche gli costano il break. Nadal non si fa pregare e chiude il primo set 6-4. L’americano accusa il colpo e con un rovescio in rete cede il servizio in apertura di secondo set. Nadal è ora più solido ed incisivo e Russell, nonostante uno spettacolare doppio tuffo nei pressi del net, non riesce a salvarsi dal doppio break: 4-1. L’americano dimostra però carattere e ottiene il controbreak grazie ad una smorzata di rovescio arrivata alla fine di una serie di recuperi incredibili. Rafa decide allora di chiudere e, ottenuto un nuovo break grazie ad un passante vincente di dritto, archivia il secondo parziale 6-2. Il copione rimane identico nel terzo parziale: Nadal strappa subito il servizio al suo avversario e si ripete nel quinto game salendo 4-1. Russell fa in tempo a tenere l’ultimo turno di battuta prima di arrendersi definitivamente dopo quasi 2 ore di gioco, quando lo spagnolo chiude anche il terzo set 6-2. Rafa, dunque, inizia la difesa del titolo e della prima posizione mondiale con una vittoria agevole, pur senza strafare: lo spagnolo ha servito bene (77% di punti con la prima) ed ha finito il match in crescendo dopo un inizio caratterizzato da parecchi errori gratuiti (saranno 14 a fine partita a fronte di 35 vincenti). Si attendono, comunque, test più impegnativi.

Alle 19:40, in un Centrale coperto a causa della pioggia, sono scesi in campo Andy Murray e Gimeno-Traver. Bando ai pronostici, il match è stato combattuto ed equilibrato almeno fino a quando i problemi fisici non hanno menomato pesantemente lo spagnolo. Nel primo set, infatti, Gimeno-Traver spaventa il pubblico britannico e dimostra di poter fare partita pari grazie ad un servizio molto efficace. Sfiorato il break sul 4-4, lo spagnolo lo piazza nel decimo gioco e chiude 6-4 il primo set. Il Centrale è gelato. Lo scozzese, visibilmente sotto pressione e lontano parente del giocatore apprezzato al Queen’s, riesce a riequilibrare la situazione nel secondo parziale che si aggiudica con il punteggio di 6-3 grazie al break conquistato nell’ottavo gioco. Ora l’inerzia del match è completamente nelle mani di Murray che, scrollatosi di dosso un po’ di tensione, inizia a giocare a braccio sciolto sebbene con la viva compartecipazione di Gimeno-Traver, che ha iniziato ad accusare un fastidio al legamento del ginocchio destro. Lo spagnolo è ormai immobile e Murray chiude i restanti parziali con pesanti 6-0 infilando 16 giochi consecutivi. Un plauso al giocatore iberico che, nonostante avesse tutti i motivi per ritirarsi, è rimasto stoicamente in campo per rispetto di pubblico e avversario. Insomma per Andy qualche timore reverenziale ad inizio gara ma poi tutto è filato liscio come l'olio sino alla conclusione.

Saluta il torneo Thomaz Bellucci (30). Il brasiliano, classe 1987, paga la sua desuetudine a questi campi e cede al veterano Rainer Schuettler che si è imposto in tre set: 76(3) 64 62. Bellucci ha commesso il doppio degli errori rispetto al suo avversario (36 a 18). Nessun problema per Mardy Fish (10) e Milos Raonic (31), che hanno regolato in tre set Granollers e Gicquel. Avvio in scioltezza anche per Gael Monfils (9) che ha battuto in tre set il tedesco Bachinger. Il francese ha disputato un buon match, raccogliendo molto al servizio (14 aces e 77% di punti con la prima). Un altro transalpino accede al secondo turno: si tratta di Richard Gasquet (17), sbarazzatosi in tre set di Giraldo.

Il primo hurrà del tennis italico da Wimbledon porta la firma di Simone Bolelli: in tabellone come lucky loser, il bolognese ha la meglio sull’austriaco Martin Fischer (75 64 64 in 2 ore e 15 minuti di gioco), e si guadagna il secondo turno. Eguagliati i risultati del 2007 e 2009, ora potrà lottare per raggiungere la sua migliore prestazione qui, il terzo turno dell’edizione 2008, dove, battuti Bogdanovic e Fernando Gonzalez, si arrese a Lleyton Hewitt ad un passo dagli ottavi. Tra l'altro, è la prima vittoria per 3-0 in carriera nello slam londinese per Bolelli. Bravo Simone a partire subito forte, strappando il servizio all’avversario in apertura. E ancor più bravo a restare nel match, dopo aver perso il vantaggio nel corso della prima frazione, chiudendo sul 7-5 un parziale che in altri tempi avrebbe sicuramente perso. La cronaca. Primo set: Simone, dopo aver strappato il servizio all'austriaco nel primo gioco, mancava due palle break nel terzo game, per poter allungare di due break. Sprecata l'occasione, l'azzurro subiva il controbreak nel sesto gioco, ma la reazione di Simone non mancava e, sul 5 pari, toglieva il servizio per la seconda volta a Fischer, questa volta quello decisivo, per poi chiudere con tranquillità la frazione per 7 a 5. Secondo set: Simone era bravo ad annullare una palle break nel secondo gioco, e, poi, nel settimo game piazzava il break decisivo, strappando la battuta all'austriaco quando questi era avanti per 40-30. Nel momento decisivo del decimo gioco, sul 5 a 4, l'azzurro difendeva e annullava tre palle break e archiviava così la seconda frazione per 6-4. Terzo set: l'azzurro strappava a zero la battuta nel quinto gioco, ma questa veniva recuperata dall'austriaco nell'ottavo gioco (a 30), impattando sul 4-4. A questo punto, Simone non perdeva la testa, rimaneva concentrato e, a sua volta, metteva a segno immediatamente un nuovo break, anche questa volta a zero, e, quindi, chiudeva agevolmente l'incontro nel gioco successivo, tenendo a 15 la propria battuta. Buona la partita dell’azzurro, che ha messo a segno un buon numero di vincenti (39), rispetto agli errori gratuiti (meno di 20). L’avversario non era insormontabile, ma i segnali del nostro sono stati positivi. Ora per Bolelli il prossimo ostacolo sarà Stanislas Wawrinka, giustiziere di Starace, con il quale è sotto nei precedenti 2-0, giocati entrambi sul cemento americano del 2008.

L’erba di Wimbledon si conferma come da tradizione indigesta per Potito Starace: l’atleta di Cervinara saluta infatti subito i prestigiosi campi inglesi, per mano di Stan Wawrinka, testa di serie numero 14 del tabellone: 63 64 64 in 1 ora e 47 minuti circa lo score. Starace era all’ottava apparizione nel tabellone principale dei Championship: il bilancio è ora di 1 sola vittoria e ben 8 sconfitte. L’evento (leggasi qualificazione al secondo turno) si è verificato nel 2009, grazie al ritiro di Jose Acasuso. Per il resto, alcune sconfitte preventivabili (Djokovic, Youzhny, lo stesso Grosjean) ed altre meno (pochi conosceranno il belga Elseneer, nel 2005 vincitore contro il campano in tre set). La partita odierna non si è discostata molto da solito filone erbivoro di Potito: troppo passivo nello scambio, con il pallino del gioco perennemente in mano all’avversario. I pochi punti messi a segno con la seconda di servizio facevano il resto. Remare da fondo non è una tattica vincente, specie contro questo avversario, apparso centrato e con pochi punti deboli. I primi due set scivolano via leggerissimi, con un solo break decisivo in favore dello svizzero, in 1 ora circa di gioco. Per dare un dato semplificativo del controllo del match da parte di Wawrinka, basti pensare che Potito non è mai riuscito a salire in palla break. L’avvio di terzo set vede finalmente uno Starace combattivo, che annulla palle break nel terzo gioco e si porta sullo 0-30 nel game successivo, senza riuscire però a rispondere alle insidiose prime avversarie. Sarà l’ultimo lampo della scialba partita di Poto, che, salvate altre palle break, perderà la battuta nel nono gioco, chiudendo sul 6-4.

Ancor più di Starace, appariva proibitiva la partita di Filippo Volandri: l’allievo di Fanucci incontrava per la settima volta (precedenti sul 2-4) il finalista dell’anno scorso, il ceco Thomas Berdych. Il sogno di ripetere l’exploit di Roma 2007 (quando, nella settimana magica del livornese, Berdych fece solo 5 giochi) dura poco. Su questi campi, dove ha un record di 1 vittoria in 7 partecipazioni (contro Delgado, all’epoca 301 ATP), Filippo regge appena un gioco, prima di lasciar spazio alla solidità da fondo ed alla pesantezza di palla dell’avversario. La partita sul court 1 dura 1 ora e 30 circa , e non lascia spazio a discussioni. 62 62 61 il punteggio finale per Berdych, autentico padrone del campo oggi, che ora aspetta al secondo turno il francese Julien Benneteau.

Sospeso per pioggia invece il match di Flavio Cipolla. Il tennista romano, opposto a Juan Martin Del Potro, era sotto nel punteggio per 1/6 3/1 al momento dello stop. Primo set privo di storia: Flavio sente il peso dell’incontro e all’inizio non trova le misure. Tanti errori, con diversi doppi falli, lanciano così Del Potro ad un comodissimo 6-1 in soli 25 minuti. Il secondo parziale iniziava a sorpresa con Cipolla sugli scudi, che nel terzo gioco si portava, grazie ad un prodigioso recupero a rete e ad uno splendido passante sullo 0-40: alla terza occasione, un attacco di Del Potro finiva lungo, consegnando il break all’azzurro, che poi lo confermava col servizio successivo (3-1). Appena scendono le prime goccie, l’argentino, timoroso per la propria incolumità fisica (al Queen’s fece una pericolosa spaccata contro Istomin a causa del terreno umido), chiede a ragione la sospensione.

Lunedì 20 giugno 2011 - Risultati di 1° turno:

[1] R Nadal (ESP) d M Russell (USA) 64 62 62
[4] A Murray (GBR) d D Gimeno-Traver (ESP) 46 63 60 60
[6] T Berdych (CZE) d F Volandri (ITA) 62 62 61
[9] G Monfils (FRA) d M Bachinger (GER) 64 76(3) 63
[10] M Fish (USA) d M Granollers Pujol (ESP) 76(3) 76(5) 64
[14] S Wawrinka (SUI) d P Starace (ITA) 63 64 64
[17] R Gasquet (FRA) d S Giraldo (COL) 75 63 76(3)
R Schuettler (GER) d [30] T Bellucci (BRA) 76(3) 64 62
[31] M Raonic (CAN) d [LL] M Gicquel (FRA) 63 76(3) 63
F Lopez (ESP) d M Berrer (GER) 64 75 63
R Sweeting (USA) d P Andujar (ESP) 36 46 61 76(1) 61
D Istomin (UZB) d P Kohlschreiber (GER) 46 63 63 63
A Bogomolov Jr (USA) d D Young (USA) 75 46 63 61
J Benneteau (FRA) d [Q] R Bemelmans (BEL) 64 62 36 46 61
I Kunitsyn (RUS) d [Q] I Sijsling (NED) 63 64 62
[WC] D Sela (ISR) d F Gil (POR) 64 61 64
[WC] G Muller (LUX) d T Haas (GER) 76(5) 76(3) 36 63
[LL] S Bolelli (ITA) d [Q] M Fischer (AUT) 75 64 64
[LL] G Zemlja (SLO) d [Q] L Lacko (SVK) 64 36 76(8) 64


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Post  poseidon Thu 23 Jun 2011 - 11:01

MARTEDI 21 GIUGNO

Dopo la sciagurata finale del Roland Garros e dopo aver saltato le tappe di preparazione all'edizione 2011 di Wimbledon, lo svizzero Roger Federer debutta sull'erba con una buona vittoria al primo turno dello Slam londinese, su quel Campo Centrale che in sei occasioni lo ha visto alzare il trofeo più prestigioso del tennis mondiale. Il numero 3 del ranking ATP sconfigge in tre set, 76(2) 64 62 in un'ora e 42 minuti totali di gioco, il kazako Mikhail Kukushkin, autore comunque di un match dignitosissimo - giocato addirittura alla pari durante tutto il primo parziale - al cospetto di uno dei grandi favoriti del torneo. Al 23enne tennista del Kazakistan (russo di nascita) va infatti riconosciuto il merito di aver tenuto testa a Federer per quasi un'ora, durante la quale ha concesso a King Roger una sola palla break e ha mantenuto percentuali estremamente valide al servizio. Proprio questo fondamentale l'ha fatta da padrone per tutto il primo set, con l'elvetico che ha perso per strada la miseria di due 15 durante i suoi turni di battuta, non riuscendo però a ingranare una marcia in più e a cambiare passo davanti ad un Kukushkin mantenutosi a lungo intorno all'80% di punti vinti sia con la prima che con la seconda. Qualcosa cambia soltanto durante l'inevitabile tie-break: Federer trova il mini-break che lo porta al cambio di campo avanti 4-2, e altri 3 punti consecutivi gli consegnano il primo set dopo 39 minuti di tennis intenso e fatto di scambi rapidi. Il primo break dell'intero incontro arriva solo al termine del quinto gioco del secondo set e, neanche a dirlo, è firmato Federer: superato lo "spavento" di due palle dell'immediato contro-break non sfruttate da Kukushkin, la strada sotto i piedi del fuoriclasse di Basilea si fa finalmente in discesa. Le percentuali del kazako al servizio inevitabilmente calano, e quando l'ex n. 1 del mondo tiene la battuta a zero incamerando il secondo parziale per 6-4 il più è ormai fatto. Il cielo sopra Wimbledon minaccia pioggia ma resta quieto anche per tutto il terzo set, regalando al pubblico del centrale l'opportunità di assistere ad un monologo di un Federer ormai in grande spolvero e padrone del campo. Il ritmo dei suoi scambi si fa altissimo, lo svizzero cerca con continuità la via della rete, e due break consecutivi - al terzo e al quinto game - gli consentono di chiudere i conti in tutta tranquillità, sfruttando il primo match point e chiudendo 76 64 62 un match nel quale ha iscritto a referto 53 vincenti e messo a segno 12 aces. Al secondo turno, per Federer arriverà il francese Adrian Mannarino.

Risponde "presente" anche la testa di serie n. 2 del seeding, il serbo Novak Djokovic, colui che a fine torneo - in caso di approdo in finale - potrebbe ritrovarsi al comando del ranking ATP. Il debutto di Nole sull'erba dell'All England Club non riserva colpi di scena: il francese Jeremy Chardy (numero 54 del mondo) cede nettamente il passo al grande protagonista della stagione tennistica 2011. 64 61 61 il punteggio conclusivo in favore di un Djokovic a cui è servita una mezz'ora scarsa di gioco per prendere le misure al transalpino, autore di un decente avvio di match - con buone percentuali soprattutto con la prima - ma non in grado di reggere e di concludere positivamente gli scambi più combattuti. Le sortite offensive di Chardy impensieriscono relativamente un Djokovic solidissimo, che aspetta in maniera sorniona il momento in cui graffiare il suo avversario. E il momento buono arriva al nono game: sulla palla break a suo sfavore, il francese si butta a rete ma Nole lo costringe all'errore, consentendo al serbo di salire 5-4 e di chiudere - al termine del successivo turno di battuta - l'unico set nel quale c'è stata un minimo di partita. Il 6-4 sul groppone fa infatti sparire Chardy dal campo; il serbo ne approfitta a piene mani, proseguendo la sua striscia di game consecutivi che nel secondo parziale lo fa volare in un battibaleno sul 4-0. Il doppio fallo del 24enne transalpino sul set point in favore di Djokovic è la ciliegina sulla torta, Nole incamera il secondo set con un nettissimo 6-1, e il prosieguo del match non ha davvero nulla da dire. In campo c'è solo un giocatore, e mentre uno scoraggiato e impalpabile Chardy interrompe solamente al quarto gioco la valanga di game consecutivi subiti, Djokovic chiude in scioltezza l'odierna sgambatura dopo un totale di 80 minuti di gioco. I 21 errori gratuiti del francese e i 25 vincenti del n. 2 del mondo non spiegano adeguatamente un incontro a senso unico, che ha cessato di esistere sul punteggio di 4-4 nel primo set. Al secondo turno il campione degli Australian Open 2011 affronterà il vincente della sfida tra Kevin Anderson e l'ucraino Marchenko. Ecco le parole del francese: "Dopo 5 sconfitte mi avevano detto in molti che sull'erba potevo avere qualche possibilità. In verità l'ho trovato incredibilmente solido: serve bene e risponde ancora meglio, non so chi possa batterlo".

Clamorosa impresa di Fernando Verdasco che, sotto di due set contro Radek Stepanek, ha ribaltato la situazione imponendosi alla distanza con il punteggio di 26 46 63 76(6) 97 dopo quasi quattro ore di gioco. La maggiore attitudine del ceco alla superficie è stata determinante nei primi due parziali, vinti facilmente da Stepanek rispettivamente 6-2 e 6-4. Con questo inizio di gara decisamente sconfortante, il tennista madrileno ha, poco a poco, alzato il livello del proprio gioco, limitando in soprattutto il numero degli errori non forzati, esagerato nei primi due parziali. Nel terzo parziale il punteggio segue i servizi fino al 4-3 per Verdasco: qui lo spagnolo recupera da 40-0, strappa il servizio all’avversario e va a chiudere il set 6-3. Nel quarto parziale Fernando si porta avanti di un break ma al momento di servire per il set, sul 5-4, subisce il break di Stepanek che lo riaggancia sul 5-5. Si va al tie-break, vinto da Verdasco con estremo coraggio: lo spagnolo annulla un match point sul 5-6 con un passante vincente di dritto, guadagna un set point con una risposta vincente di rovescio e chiude il parziale 8-6 grazie ad un dritto d’attacco sul quale il ceco non riesce a tirare il passante. Il match è riaperto e nel quinto set la battaglia si fa durissima. Verdasco, però, è ormai indiavolato e riesce a completare il capolavoro ottenendo il break decisivo nel sedicesimo gioco: 9-7. Resta comunque un grosso punto interrogativo, intorno alla condizione fisica e mentale di Verdasco, che al secondo turno avrà un altro osso duro ad attenderlo, Robin Haase.

Nessun problema per Andy Roddik. Lo statunitense, numero 8 del seeding, ha sconfitto il qualificato tedesco Andreas Beck (allenato da Pistolesi) in tre set: 64 76 63. Beck tiene bene il campo ma al momento di servire per rimanere nel set, sul 4-5, subisce il break decisivo. Il secondo set è molto equilibrato e si conclude al tie-break: qui Beck si porta avanti di un minibreak (5-4) ma con due errori manda Roddick a servire per il set prima sul 6-5 (il tedesco si salva con una volèe di rovescio) e poi sul 7-6 (stavolta l’americano chiude). L’inerzia del match è ora nelle mani di Andy che, di fronte ad un Beck ormai arreso, chiude anche il terzo set con il punteggio di 6-3. Straordinaria la prova al servizio dell'americano, che in soli tre set, ha messo a referto la bellezza di 30 aces, senza mai perdere la battuta, con una sola palla break concessa al su avversario, autore per altro di un'ottima prestazione, soprattutto nel combattutissimo secondo parziale. Il tennista originario del Nebraska se la vedrà al secondo turno con il rumeno Victor Hanescu, giocatore, a dire il vero, non troppo avvezzo al tappeto verde.

Va a Ivan Ljubicic il derby croato contro il più giovane Marin Cilic, numero 27 del seeding. Ljubo si è imposto in quattro set: 76(2) 36 63 64. Sempre in tema di derby, Gilles Simon si è aggiudicato quello francese contro Roger-Vasselin: il numero 15 del tabellone ha vinto 46 64 63 76(3). Accede al secondo turno anche Karlovic che ha usufruito del ritiro di Tipsarevic quando però Ivo era già avanti 7-5 3-1. Evidentemente, i problemi accusati dal serbo nella finale di Eastbourne non sono ancora stati superati.

Un gradito ritorno si registra sul piccolo campo 6: quello di Fernando Gonzalez, che torna a vincere una partita in uno slam dopo più di un anno (l'ultima al Roland Garros 2010). Il cileno ha battuto in quattro set, il sempre più in crisi Alexander Dolgopov, testa di serie numero 22. 63 67(6) 76(3) 64 il risultato finale dopo 2 ore e 17 minuti. Grande prova al servizio quella dell'ex numero 5 del mondo, che ha messo a segno ben 25 aces ed ha perso il servizio una sola volta, contro un avversario, sulla carta, molto ostico in ribattuta. Per l'ucraino si chiude oggi una stagione sul verde molto negativa, in cui ha raccolto un solo successo in tre tornei disputati. Mano de pedra invece, vede schiudersi una buona possibilità di conquistare punti preziosi per risalire la classifica, visto che al secondo turno affronterà il sudafricano Rik De Voest, avversario, teoricamente non troppo impegnativo.

A proposito di vecchie glorie, sul campo 18 si è consumata una delle sfide più belle ed avvincenti della giornata, tra Marcos Baghdatis e James Blake, entrambi ex top ten. A prevalere, al termine di un match ricco di colpi di scena, è stato il cipriota, vincitore al quinto set (64 62 67 46 64), dopo essere stato prima ad un passo dalla vittoria comoda, poi ad un millimetro dal baratro, visto che l'americano era avanti 3-1 nel parziale decisivo. Nonostante la sconfitta, è stato bello poter riapprezzare il tennis tutto istinto e velocità di James Blake, personaggio molto positivo, anche per la sua storia personale, di cui si sente la mancanza nei grandi appuntamenti.

Alla vigilia del torneo, c'erano molti dubbi sulla condizione fisica dell'unico giocatore in tabellone (oltre Federer e Nadal), che può vantare una vittoria del titolo di Wimbledon, ovvero Lleyton Hewitt, rientrato da poco nel circuito, ed incappato in un nuovo infortunio nel torneo di Eastbourne della settimana scorsa. L'ex numero uno ha fugato gran parte dei dubbi al riguardo, uscendo vincitore da una bella battaglia contro il giapponese Kei Nishikori, talento emergente da ormai molto tempo e per molti versi giocatore simile all'australiano. "Rusty" si è imposto in quattro set (61 76 67 63), venendo fuori da situazioni molto difficili e tese, grazie alla sua proverbiale grinta ed ai classici "come on" intimidatori. E' bene precisare però, che le cose per l'australiano, potevano complicarsi non poco se il tennista nipponico avesse concretizzato i due set points avuti nel secondo parziale sul 5-4 40-15. Nishikori invece, in quella circostanza ha piazzato due doppi falli consecutivi.

Nessun patema per i due David: Ferrer e Nalbandian. Lo spagnolo, numero 7 del mondo, ha disposto con un periodico 6-4 di Benoit Paire, imponendosi soprattutto grazie alla sua grande continuità, contro un avversario molto talentuoso, ma altrettanto incline alla distrazione. Per l'argentino, finalista nel 2002 invece, i problemi sono durati soltanto un set, il primo, ma una volta rotto il ghiaccio la partita contro il tedesco Reister è scivolata via facilmente (75 62 63). Molto convincente anche l'esordio di Tsonga, che ha liquidato 63 76(4) 62, l'altro giapponese Soeda.

Ma la partita più attesa del giorno era sicuramente la replica del match dei record, tra Isner e Mahut, durato, nel 2010 più di 11 ore, spalmate i tre giorni ed entrato nella storia come partita più lunga di sempre. La sfida odierna ha in comune con quell'incredibile incontro soltanto il vincitore John Isner, ma per il resto nulla ha davvero a che fare con l'epica battaglia del campo 18. L'americano si è imposto per 76(4) 62 76(6) in "appena" 2 ore e 3 minuti, a conferma di come l'evento dello scorso anno sia un fatto unico ed assolutamente irripetibile, anche con gli stessi protagonisti e con la stessa ambientazione. Neanche in termini di ace, l'incontro odierno ha avvicinato quello del 2010, visto che l'anno passato ne furono messi a segno più di 100 da entrambi i protagonisti, mentre oggi i due si sono fermati appena ad 8 ciascuno. Magari se anche il match del 2011 fosse stato programmato sul campo 18, la "magia" (o l'incubo) si sarebbe potuta ripetere per la seconda volta.

Da segnalare infine, sullo sperduto campo 17, la mancata (per un pelo) impresa del carneade irlandese, Connor Niland, numero 181 del mondo, che è andato ad un passo dal superare il turno contro Adrien Mannarino. Il 30enne, nativo di Birmingham, ma naturalizzato irlandese, era alla sua prima apparizione in un tabellone principale di uno slam e sarebbe stato bello vedere un irlandese, sul centrale contro Roger Federer. L'onore invece spetterà a Mannarino che si è imposto per 46 64 76 46 64 dopo 4 ore e 5 minuti di gioco. A lasciare l'amaro in bocca ai numerosi tifosi "verdi", presenti sugli spalti del campo 17, è il vantaggio di 4-1 e servizio, sciupato dal loro beniamino nel quinto e decisivo set.

Non ha fine la crisi di Nikolay Davydenko, che dopo Veic a Parigi, aggiunge Tomic alla lista dei partecipanti al banchetto di quel che rimane di se.

Sfrondati gli allori appena colti in quel di Eastbourne, Andreas Seppi ha impattato vittoriosamente i Championship, regolando il 30enne iberico Albert Montanes: 64 64 75 è il punteggio che ha sancito il successo di un Seppi galvanizzato dal fresco trionfo di Eastbourne. Il neo numero 38 del mondo ha tenuto fede al pronostico, facendo valere la migliore adattabilità ad una superficie amica che appena tre giorni or sono gli ha consentito di celebrare la prima affermazione in carriera a livello Atp. Seppi ha compiuto diligentemente il suo dovere, mantenendo un alto livello d'attenzione e concentrazione per tutto l'arco dei 3 set. La lucidità dell'altoatesino non è mai venuta meno, così come l'efficacia del servizio che gli ha permesso di ricavare un lusinghiero 75% di punti con la prima di servizio. L'unico momento di impasse, Seppi l'ha accusato nel corso del terzo set, quando si è trovato in svantaggio 5-3, ma, infilando un parziale di 4 giochi consecuitivi, il nostro rappresentante ha fatto si che l'inerzia girasse e volgesse della sua parte. Tra l'altro a riprova di quanto l'erba si addica all'altoatesino, a Wimbledon, Seppi vanta anche i migliori piazzamenti, nelle stagioni 2008 e 2009. Ad onor del vero, anche Montanes, a Wimbledon, pur non avendo nell'erba la superficie a lui più confacente ha due terzi turni all'attivo, centrati nel 2009 e nel 2010.Seppi è tra l'altro riuscito a sovvertire una tendenza negativa nel bilancio nei confronti diretti con Albert Montanes, dal quale era stato sconfitto nei tre precedenti head to head, disputatisi però tutti sulla terra rossa. Sul campo numero 11, non coperto dalla produzione televisiva, il match si apre nel segno di Seppi, che opera il break nel game d'apertura, quantificandolo poi al servizio nel successivo turno di battuta. Il prosieguo del set si trasforma un assolo di Seppi, il quale progressivamente pone tra sé e il suo avversario un divario incolmabile; l'altoatesino si issa sul 5-1, prima di cedere uno dei due break in suo possesso. Un tentativo di recupero che, grazie al vantaggio accumulato, Seppi riesce a gestire, risolvendo favorevolmente il set d'apertura al servizio per 6 giochi a 4. Il secondo set si snoda sul filo dell'equilibrio fino al 2 pari; è il quinto game che altera l'equilibrio in favore di un diligente Seppi, il quale confeziona il break che lo spedisce avanti nel punteggio anche nella seconda frazione. Di fatto è il break che imprime la svolta al set, poiché l'italiano lo amministra nei successivi turni di battuta, incamerando il secondo parziale con il medesimo punteggio del primo: 6-4. Il punteggio nel terzo set segue il ritmo imposto dai turni di battuta senza particolari scossoni. Almeno fino a quando Seppi, complice il primo vero passaggio a vuoto del match, smarrisce il servizio per la seconda volta nel'incontro sul 4-3 Montanes. In tal modo, lo spagnolo, si assicura l'opportunità di servire per il terzo parziale. Montanes, però, vanifica la possibilità procuratasi, mettendo Seppi in condizione di recuperare nell'immediatezza il break. Scampato il pericolo, Seppi, sul 5 pari effettua un nuovo break ed è quello che si rivela risolutivo ai fini della vittoria, poiché garantisce ad Andreas la possibilità di servire per il match. Una possibilità troppo ghiotta per essere fallita, tanto che Seppi non è intenzionato a prolungare oltre il match. L'altoatesino, infatti, archivia autorevolmente la pratica 3 set a zero, mantenendo a 15 l'ultimo turno di servizio e alimentando così la serie positiva. Al secondo turno, Andreas Seppi incrocerà sul suo cammino il finalista degli Australian Open 2007, Marcos Baghdatis, che il nostro portacolori ha sconfitto nell'unico precedente diretto, datato ottobre 2007, in quel di Vienna con un 6-2 periodico. Sarà un secondo turno impegnativo per Seppi, ma non proibitivo, considerata la vena dell'italiano e la cronica discontinuità del cipriota. “L’erba mi è sempre piaciuta - ha raccontato poi Andreas in conferenza stampa - è una superficie sulla quale mi sono sempre divertito. Certo non mi aspettavo di vincere il mio primo torneo Atp proprio sull’erba. Oggi ho giocato una buona partita, senza strafare. Ho servito bene e sono stato solido nei momenti importanti. Vincere partite ti dà sicurezza e anche oggi ero tranquillo nei momenti decisivi o delicati del match”. Su Baghdatis ha invece detto: “Tiene la palla molto bassa, sarà un match duro qui Baghdatis ha sempre ottenuto grandi risultati. Io entrerò in campo sapendo di avere le mie chance. Per qualcuno vincere il primo torneo è un sollievo, a me ha dato più sicurezza nei miei mezzi”.

Il miracolo non c'è stato: Flavio Cipolla esce sconfitto al primo turno contro Juan Martin Del Potro, testa di serie numero 24, nella continuazione del match sospeso ieri per pioggia. 61 64 63 lo score finale. L'argentino si qualifica per il secondo turno (non è mai andato oltre nelle sue precedenti 3 apparizioni ai Championship), dove troverà il belga Olivier Rochus. La prima partecipazione al main draw del torneo londinese per il 27enne romano (che in carriera vanta terzo turno in Australia e allo Us Open) si interrompe al cospetto del gigante di Tandil, apparso molto centrato col servizio, e bravo a impostare il più delle volte lo scambio da fondo, comandando col suo devastate dritto.
Raramente Flavio è riuscito a ributtare dall'altra parte palle senza peso (proprie delle sue fantasiose corde), ed è stato travolto dalla potenza fisica di Del Potro, di ben altra stazza rispetto a lui (vicino la rete, al momento dei saluti, era impressionante la differenza così ravvicinata). La seconda frazione, che partiva dal 3-1 in favore dell'italiano, ha visto Cipolla sprecare, sul 3-2, due palle game, per poi rovinare tutto con un doppio fallo e una voleè in rete. Sul 4-5, ancora Flavio conduceva col servizio per 30-0, ma qualche errore di troppo riportava in quota l'avversario, bravo poi, sul set point, ad aprirsi il campo col dritto prima di chiudere sempre col suo colpo preferito in contropiede. Il terzo set vedeva già nel quarto gioco il break ad opera dell'argentino, che poi lo confermava senza problemi fino alla fine, grazie ad un servizio che con la prima era inattaccabile (14 ace a referto alla fine). Per Cipolla, sebbene sia stato già positivo qualificarsi, c'è da dire che, a posteriori, rimane il rammarico per la sospensione per pioggia di ieri, quando sul 3-1 Flavio era in totale controllo del gioco, e magari avrebbe potuto fare di più. Ora deve puntare sui tornei ATP sul rosso estivi, prima di dedicarsi al cemento americano, dove in passato ha già dimostrato di poter far bene.

Martedì 21 giugno 2011 - Risultati di 1° turno:

[2] N Djokovic (SRB) d J Chardy (FRA) 64 61 61
[3] R Federer (SUI) d M Kukushkin (KAZ) 76(2) 64 62
[5] R Soderling (SWE) d P Petzschner (GER) 64 64 26 76(5)
[7] D Ferrer (ESP) d B Paire (FRA) 64 64 64
[8] Andy Roddik (USA) d [Q] A Beck (GER) 64 76(6) 63
[11] J Melzer (AUT) d [WC] A Falla (COL) 36 76(5) 62 62
[12] J Tsonga (FRA) d [LL] G Soeda (JPN) 63 76(4) 62
[13] V Troicki (SRB) d M Gonzalez (ARG) 36 60 76(3) 63
[15] G Simon (FRA) d [Q] E Roger-Vasselin (FRA) 46 64 63 76(3)
[16] N Almagro (ESP) d J Nieminen (FIN) 67(5) 63 64 64
[18] M Youzhny (RUS) d J Monaco (ARG) 46 62 62 46 64
[19] M Llodra (FRA) d [WC] J Ward (GBR) 63 76(4) 63
[20] F Mayer (GER) d [WC] D Evans (GBR) 76(5) 76(1) 36 64
[21] F Verdasco (ESP) d R Stepanek (CZE) 26 46 63 76(6) 97
F Gonzalez (CHI) d [22] A Dolgopolov (UKR) 63 67(6) 76(3) 64
I Karlovic (CRO) d [23] J Tipsarevic (SRB) 75 31 ritiro
[24] J Del Potro (ARG) d [Q] F Cipolla (ITA) 61 64 63
[25] J Chela (ARG) d [Q] M Matosevic (AUS) 64 64 67(6) 62
[26] G Garcia-Lopez (ESP) d A Golubev (KAZ) 63 63 ritiro
I Ljubicic (CRO) d [27] M Cilic (CRO) 76(2) 36 63 64
[28] D Nalbandian (ARG) d J Reister (GER) 75 62 63
[Q] B Tomic (AUS) d [29] N Davydenko (RUS) 75 63 75
[32] M Baghdatis (CYP) d J Blake (USA) 64 62 67(5) 46 64
J Isner (USA) d N Mahut (FRA) 76(4) 62 76(6)
X Malisse (BEL) d M Zverev (GER) 62 63 62
Y Lu (TPE) d T Robredo (ESP) 64 64 61
S Devvarman (IND) d D Gremelmayr (GER) 64 42 ritiro
A Haider-Maurer (AUT) d F Serra (FRA) 76(5) 63 63
A Seppi (ITA) d A Montanes (ESP) 64 64 75
L Hewitt (AUS) d K Nishikori (JPN) 61 76(4) 67(7) 63
T Kamke (GER) d B Kavcic (SLO) 63 76(4) 57 61
V Hanescu (ROU) d J Pospisil (CZE) 64 63 62
R Haase (NED) d P Riba (ESP) 64 64 64
I Andreev (RUS) d T Gabashvili (RUS) 64 76(5) 67(4) 46 63
A Mannarino (FRA) d [Q] C Niland (IRL) 46 64 76(7) 46 64
O Rochus (BEL) d [Q] K De Schepper (FRA) 67(6) 36 63 61 64
R Mello (BRA) d [Q] F Dancevic (CAN) 36 36 64 76(6) 62
[Q] K Beck (SVK) d C Berlocq (ARG) 46 76(6) 46 62 64
[Q] R De Voest (RSA) d R Ramirez Hidalgo (ESP) 62 63 62
[LL] R Harrison (USA) d I Dodig (CRO) 76(5) 60 75
S Stakhovsky (UKR) d [WC] D Cox (GBR) 62 64 64
[Q] L Kubot (POL) d [WC] A Clement (FRA) 64 62 36 57 64
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Post  poseidon Thu 23 Jun 2011 - 11:02

MERCOLEDI 21 GIUGNO

Continua senza intoppi il cammino di Rafael Nadal a Wimbledon. Il numero 1 del ranking Atp, detentore del titolo ai Championships, ha sconfitto 6-3 6-2 6-4 Ryan Sweeting, classe 1987, numero 69 Atp. Terminata la maratona tra Venus Williams e Kimiko Date-Krumm, il Centrale coperto (nonostante non piova) accoglie l’ingresso in campo di Rafael Nadal e Ryan Sweeting. Il giocatore statunitense, che nel primo turno era stato a due punti dalla sconfitta contro Andujar, fatica all’inizio a tenere il ritmo di Rafa che sembra essere partito meglio dai blocchi rispetto al match precedente con Russell. Il break dello spagnolo arriva già nel quarto gioco (doppio fallo di Sweeting sulla palla break). L’americano difetta in pesantezza e lunghezza di palla, cosicché il numero 1 del mondo riesce a giocare con i piedi ben dentro il campo e a condurre gli scambi a suo piacimento. Sul finire del set Sweeting riesce ad essere più aggressivo ma a Rafa basta tenere i turni di servizio per chiudere 6-3. Il maiorchino parte a razzo anche nel secondo set quando si porta avanti 3-0 con due break di vantaggio. Impenetrabile in difesa, Nadal costringe l’americano a prendere rischi spropositati andando spesso fuori giri. Lo spagnolo non molla un punto che sia uno e Ryan fa una fatica immane ad ottenere un gioco, che arriverà solo sullo 0-4. Il set, però, è ormai compromesso e Rafa se lo aggiudica 6-2 firmando 3 aces nell’ultimo gioco. Lo spagnolo prova a fuggire anche nel terzo parziale piazzando il break nel terzo gioco ma subisce l’immediato controbreak perdendo il gioco da 40-0. Nel settimo gioco, però, qualche doppio fallo di troppo costa a Sweeting un altro break, suggellato da Nadal con un passante vincente di rovescio. L’americano fa in tempo a strappare gli ultimi applausi prima che Rafa chiuda con una comoda volèe di dritto il terzo set 6-4. Prestazione convincente dello spagnolo che ha accusato un solo passaggio a vuoto nel quarto gioco del terzo set. Il numero 1 del mondo è stato efficace al servizio (9 aces e 78% di punti con la prima), solido da fondo e impeccabile atleticamente. Il prossimo test per Nadal sarà Gilles Muller. Il lussemburghese, infatti, ha approfittato del ritiro di Milos Raonic che si è infortunato nel terzo gioco alzando bandiera bianca sul 3-2 per lui. Davvero un peccato per il canadese, la cui sfida con Rafa era attesa già dal sorteggio. Ricordiamo che Muller è l’ultimo giocatore (escluso Federer) ad aver battuto Nadal a Wimbledon: era il secondo turno dell’edizione 2005.

Tutti sognavano un super terzo turno contro Milos Raonic, per un match che avrebbe potuto creare dei bei grattacapi all'iberico. La tanto attesa sfida invece non ci sarà. A causa di una rovinosa caduta e del conseguente problema alle ginocchia il canadese è stato infatti costretto al ritiro nel suo incontro odierno contro Gilles Muller. Sarà quindi il lussemburghese, recente vincitore al Challenger di Nottingham, il prossimo avversario del numero uno del mondo. Chi spera comunque di vedere un match aperto può consolarsi col fatto che l'attuale numero 92 delle classifiche mondiali è stato l'unico, insieme a Federer (2006 e 2007) e Srichaphan (2003), ad essere riuscito a battere lo spagnolo sui prati dell'All England Club. Lo fece nel 2005. Da quel dì sono però cambiate molte cose.

Vittoria agevole anche per Tomas Berdych, numero 6 del seeding e finalista qui lo scorso anno. Il ceco approda al terzo turno grazie al successo in tre set su Julien Benneteau, piegato 61 64 62 in appena un’ora e trentasette minuti. Prestazione superba del gigante di Valasske Mezirici, che ha sommerso il suo avversario di vincenti (42) a fronte di appena 9 errori. Per Berdych, che ha ottenuto sei break nell’incontro, si tratta della prima vittoria su Benneteau (contro cui aveva perso nell’unico precedente giocato proprio a Wimbledon nel 2004). Avanza spedito al turno successivo anche Richard Gasquet, testa di serie numero 17. Il francese ha dominato dall’inizio alla fine il russo Igor Kunitsyn, sconfitto con un eloquente 61 64 64. Gasquet ha realizzato lo stesso numero di vincenti di Berdych (42), sbagliando anche lui pochissimo (13 errori gratuiti). Buone le percentuali al servizio (10 aces e 79% di punti con la prima). Per il francese al prossimo ostacolo ci sarà Simone Bolelli.

Possiamo dirlo senza patemi: il Campo 18 dell’All England Club di Wimbledon porta bene a Simone Bolelli. Come nel 2008, quando vi battè Fernando Gonzalez (sempre al secondo turno), il tennista bolognese ha vinto uno splendido match, superando in tre partite (76 63 76) la quattordicesima testa di serie Stanislas Wawrinka, a segno in ambedue i precedenti. L’azzurro, ripescato come lucky loser dopo la sconfitta al turno finale delle qualificazioni (e a segno al primo turno sull’austriaco Fischer), ha disputato oggi un match pressochè perfetto, dominando il più quotato rivale sotto ogni aspetto del gioco e gestendo nel migliore dei modi i momenti delicati della contesa. Così facendo, aiutato da 42 vincenti e dall’80% di punti vinti nei pressi della rete (24/30), è tornato a farsi vedere ad alti livelli, riuscendo nuovamente a superare un top 20 dopo oltre due anni di ‘astinenza’ (vinse con Berdych al Roland Garros 2009). Che per Bolelli la giornata potesse rivelarsi fortunata lo si era capito già dal primo game, quando – approfittando di qualche errore di troppo del rivale – l’azzurro, sceso in campo tranquillo, concentrato e propositivo, si è portato in vantaggio di un break. A differenza di quanto si pensasse alla vigilia, l’ex numero 36 del mondo non ha avuto problemi nel reggere lo scambio (nemmeno sulla diagonale di sinistra), ed è anzi spesso riuscito a risolverlo a proprio favore, non cedendo campo al rivale e trovando ottime soluzioni con il diritto. A causa di un falloso quarto game non ce l’ha fatta a conservare il vantaggio a lungo, ma è comunque riuscito a tenere duro nei successivi game (salvando una palle-break), guadagnandosi il tie-break. Ed è qui che il capolavoro di Bolelli ha avuto inizio. Sotto 4-1 e poi 5-3, l’allievo di Renzo Furlan ha ribaltato la situazione, infilando un parziale di quattro punti consecutivi che gli ha consegnato la prima partita. Sulle ali dell’entusiasmo Bolelli ha subito costretto il rivale a inseguire nel secondo set, aperto con un break (ottenuto con due ottime giocate) che gli ha permesso di salire sul 3-0. Anche in questo caso però, dopo aver fallito una palla del 5-2, l’azzurro si è lasciato recuperare, permettendo a Wawrinka di tornare sotto (3-4). In battuta per riagguantare la parità lo svizzero si è però nuovamente lasciato sorprendere, perdendo il servizio e dando a Bolelli la possibilità di servire per il match. Possibilità che l’azzurro, nonostante lo 0-30 iniziale, non ha sprecato, beffando il rivale ai vantaggi e portandosi avanti per 2 set a 0. Simile anche la terza partita, resa decisiva dall’ottimo tie-break disputato da Bolelli. Nel corso della frazione l’azzurro ha prima cancellato tre palle-break, e poi, nell’unica occasione utile (sul 3-3), ha strappato il servizio al rivale, accelerando di diritto sul 30-30 e attendendo l’errore rivale nel ‘quindici’ successivo. Quando il match sembrava ormai messo in cassaforte, l’italiano ha tremato, rimettendo in partita il rivale con un paio di scelte discutibili, su tutte la decisione di seguire a rete la seconda di servizio (sul rovescio rivale), che ha consegnato a Wawrinka il 4-4. Poco dopo era lo svizzero a sprecare una ghiotta occasione, non convertendo tre set-point consecutivi sul 5-4 40-0 (con Simone al servizio), e toccava quindi nuovamente al tie-break decidere le sorti della frazione. Subito avanti per 3-0, Bolelli si lasciava recuperare nuovamente a causa di uno sciagurato attacco sul rovescio rivale, respinto da Wawrinka con un comodo passante lungolinea; ma nel punto successivo si faceva però ripagare dell’errore, passando il rivale con un ottimo diritto e volando sul 5-4, con due servizi a disposizione. Ed è stata la volta buona, in quanto il tennista di Budrio non ha avuto problemi nel conquistare i due punti che lo separavano dal successo, portando a termine la sua piccola impresa londinese. Venerdì la sfida con Richard Gasquet. Impresa londinese che dovrà bissare se vorrà raggiungere gli ottavi di finale, in quanto venerdì si troverà di fronte Richard Gasquet, numero 13 del mondo, diciassettesima testa di serie, contro il quale ha perso tre sfide su tre. Il francese, oltre che sul suo smisurato talento, potrà contare anche sui preziosi consigli del coach Riccardo Piatti, vecchio allenatore di Bolelli.

Un piovoso mercoledì non non crea particolari patemi ad Andy Murray, che supera in tre set non troppo faticosi il tedesco Tobias Kamke, numero 83 del mondo, ma capace di raggiungere il terzo turno nella scorsa edizione di Wimbledon. Pur senza brillare particolarmente, il numero 4 del mondo ha controllato il match fin dalle prime battute, strappando il servizio del tedesco nel primo game e navigando fino al 5-3, giusto in tempo per un secondo break che gli ha garantito di servire per primo anche nel secondo set. Il secondo set si è sviluppato senza particolari sussulti per sette games, ed è stato deciso da un unico break giunto sul 4-3 per lo scozzese, che ha poi continuato a servire bene per chiudere il secondo set con un nuovo 6-3. Appena più faticosa la terza partita, in cui il tedesco è riuscito a rimanere in gara fino al 5-5, ma lì è giunto il quarto ed ultimo break per Murray, e poco dopo il match è andato in archivio con il punteggio di 63 63 75.

Nel terzo turno Murray se la vedrà con la vecchia volpe Ivan Ljubicic, che ha eliminato con facilità Sergiy Stakhovsky con il punteggio di 64 64 62. Il croato eguaglia così la sua migliore prestazione a Wimbledon, un torneo che non gli ha mai portato particolare fortuna, nonostante l’ottimo servizio. I precedenti tra i due sono in equilibrio, con tre successi per parte.

Vince anche il secondo Andy nelle classifiche mondiali, Roddick. Il numero 8 del tabellone sta ritrovando un po’ di fiducia nel suo tennis sui campi che lo hanno visto tre volte finalista. Oggi il ventottenne di Omaha ha superato per 64 63 64 Victor Hanescu, raggiungendo Feliciano Lopez, suo avversario di terzo turno. Esattamente come Murray, Roddick ha concesso una sola palla break senza permettere all’avversario di concretizzarla ed ha strappato quattro volte il servizio all’esperto rumeno.

I ritardi determinati dalla pioggia hanno invece influito sulle sorti di Juan Martin Del Potro, sceso in campo nel tardo pomeriggio contro Olivier Rochus ed inchiodato in una sfida tirata dal piccolo belga, che ha finito per portare a casa il primo set al tie-break con il punteggio di 9-7.

Mercoledì 22 giugno 2011 - Risultati di 2° turno:

[1] R Nadal (ESP) d R Sweeting (USA) 63 62 64
[4] A Murray (GBR) d T Kamke (GER) 63 63 75
[6] T Berdych (CZE) d J Benneteau (FRA) 61 64 62
[8] A-ROD (USA) d V Hanescu (ROU) 64 63 64
[9] G Monfils (FRA) d [LL] G Zemlja (SLO) 46 63 63 76(7)
[10] M Fish (USA) d D Istomin (UZB) 76(6) 64 64
[LL] S Bolelli (ITA) d [14] S Wawrinka (SUI) 76(5) 63 76(4)
[17] R Gasquet (FRA) d I Kunitsyn (RUS) 61 64 64
R Haase (NED) d [21] F Verdasco (ESP) 63 64 46 62
A Bogomolov Jr. (USA) d [25] J Chela (ARG) 60 63 64
[WC] G Muller (LUX) d [31] M Raonic (CAN) 23 ritiro
I Ljubicic (CRO) d S Stakhovsky (UKR) 64 64 62
F Lopez (ESP) d R Schuettler (GER) 76(3) 67(3) 62 62
G Simon (FRA) d [WC] D Sela (ISR) 76(3) 64 75
[Q] L Kubot (POL) d I Karlovic (CRO) 76(2) 63 63

Risultati di 1° turno:
K Anderson (RSA) d I Marchenko (UKR) 67(5) 76(7) 64 46 61
D Tursunov (RUS) d E Gulbis (LAT) 63 36 76(12) 76(1)
G Dimitrov (BUL) d [Q] C Stebe (GER) 75 75 76(5)
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Post  poseidon Fri 24 Jun 2011 - 8:30

GIOVEDI 23 GIUGNO

Novak Djokovic opta per il cappellino con tanto di visiera perché sul campo 1, il secondo centrale di Wimbledon, ogni tanto il riflesso infastidisce e il numero due del mondo non vuole lasciare proprio nulla al caso. Come già aveva evidenziato al debutto con Chardy, Nole non ha troppo risentito del primo ko stagionale inflittogli a Parigi da Federer ed è venuto a Londra con la ferma intenzione di ripartire anche sulla superficie che meno gli aggrada. Kevin Anderson, il suo avversario di giornata, potrebbe affidare molte delle sue peraltro poche chance a una giornata di grazia nel servizio ma la risposta del serbo è un’ulteriore complicazione per il sudafricano. Infatti, già nel secondo gioco del set d’apertura Djokovic strappa il servizio a zero al rivale e indirizza la sfida sui binari che preferisce. Nonostante l’altezza (203 centimetri) e le lunghe leve, Anderson ama poco la rete e cerca il punto sulla regolarità, vale a dire il terreno preferito dal serbo. Djokovic ottiene un altro break e sul 5-0 la questione sembra già risolta; invece Nole si distrae, concede tre giochi e chiude solo (si fa per dire) al nono per 6-3. E’ evidente che il match sia nelle solide mani di Djokovic, anche se la parziale rimonta di Anderson non manca di far sentire il suo effetto nella seconda frazione. Kevin riesce a tenere nei primi quattro game, salva una palla-break nel quinto (3-3, dritto lungo del serbo) ma nel settimo capitola e lo fa nel peggiore dei modi, cedendo a zero il servizio com’era già successo nelle due precedenti occasioni. Djokovic serve per il set sul 5-4 e si fa raggiungere sul 40-40 prima di mettere due solide battute; la prima è vincente, la seconda favorisce un dritto profondissimo che cade all’incrocio delle righe e porta Nole sul 2-0. Nonostante lo score (6-2), il terzo set sarà quello più lungo (43 minuti) e combattuto, con Djokovic costretto a concedere e salvare ben cinque palle-break prima di staccarsi definitivamente nello score. Il serbo strappa subito la battuta a Anderson nel primo gioco ma nel quinto, sul 3-2, si trova sotto 15-40 ed è graziato dall’inconcludenza del sudafricano che non osa più di tanto nelle due occasioni mentre sulla terza è bravo il serbo. Finiscono così le ultime speranze di Anderson, con Nole che va 4-2 e chiude 6-2 non prima di aver salvato altre due palle-break.

Gli organizzatori ci hanno preso gusto e, anche se fuori ogni tanto fa capolino il sole, sul centrale c’è il tetto steso. Si gioca indoor dunque la sfida di apertura del programma, quella che vede opposti la testa di serie numero 5 Soderling e il campione di questo torneo nel 2002, l’ultimo anno prima della cinquina consecutiva di Federer, Lleyton Hewitt. I due vengono da sei mesi del tutto differenti: l’australiano, alle prese con acciacchi più (anca) o meno (alluce) importanti, ha giocato tredici incontri in tutto (esclusa la Hopman Cup) compresa la vittoria dell’altro ieri con Nishikori; Soderling invece ha iniziato la stagione centrando tre titoli prima e dopo gli Australian Open e nel complesso si è ben disimpegnato anche sulla terra, con i quarti a Madrid, Roma e Parigi. La chiave dell’incontro potrebbe essere il rapporto fra la battuta di Soderling e la risposta di Hewitt ma c’è dell’altro. Lleyton, erbivoro da 7 titoli in carriera e oltre 100 vittorie sulla superficie in questione, si muove con estrema leggerezza e anche il suo gioco, esaltante quando si può appoggiare sulla potenza altrui, sembra adattarsi perfettamente alla furia del vichingo, che invece non conosce mezze misure. Non c’è l’ombra di una palla-break per tutto il primo set, con Soderling che comanda nel punteggio avendo iniziato a servire e Hewitt che lo tallona senza troppa ansia. Nell’ottavo gioco Lleyton si porta 4-4 dopo uno scambio lungo, condito con diversi back di rovescio da entrambe le parti e chiuso da un drittaccio lungo dello svedese. I servizi tenuti a zero fioccano e quando succede, come nell’undicesimo game, che Hewitt risale da 40-0 a 40-30 (con una bella risposta), è già una notizia. Figurarsi allora se, sulla situazione di 6-5 Svezia, Hewitt si trova a due piccoli passi dal baratro sul 30-30 dopo uno dei rarissimi errori della sua frazione iniziale (due in tutto i gratuiti alla fine del set). A quel punto Soderling mette lungo di centimetri un dritto, si riporta a -2 con un vincente di dritto ma riapre la porta del tie-break all’avversario con una risposta che solo il falco decreta lunga. Alla fine trionfa la pazienza di Lleyton e si sconfina nel gioco decisivo. Qui è Soderling il primo a mettere il naso avanti (3-1 con un mini-break e due dritti incrociati tremendi) ma c’mon non si fa distanziare e fa suo il quinto punto costringendo Robin a una volee d’attesa e infilandolo poi con il perfetto lob di rovescio. Con due servizi vincenti Hewitt sale 4-3 ma è il nono punto quello che potrebbe decidere la sorti del set; Soderling pareggia con l’ace (4-4) ma sbaglia un dritto facile nei pressi della rete e concede il mini-break (4-5). Lo scandinavo si riprende il mini-break con una gran risposta ma è di nivo con il servizio che Hewitt conquista il set-point sul 6-5; una battaglia di rovesci incrociati chiusa con l’errore di Soderling decide il parziale a favore dell’australiano. Nel secondo set il copione non cambia: Soderling cerca la potenza, Hewitt tesse la sua ragnatela cercando spesso di spostare lo svedese sul rovescio per affondare sul lungolinea. Poche discese a rete, peraltro quasi tutte positive, e scambi da fondo con l’errore che precede il più delle volte la soluzione vincente. Nel sesto game, con Soderling al servizio e indietro 2-3, arrivano le prime due palle-break ottenute da Hewitt con un eccellente dritto in corsa, sottolineato anche dal consenso di Roche e Rafter. Robin però reagisce nel migliore dei modi, mette due ace e un servizio vincente ma Lleyton può rimproverarsi di aver messo in rete un dritto non impossibile sul 30-40. Non solo perché è il fatidico settimo, il gioco successivo potrebbe giocare un brutto scherzo a Hewitt, che non può aver archiviato la duplice ghiotta occasione come se nulla fosse. Infatti Soderling sale 15-30 ma l’ex numero uno del mondo non ci sta, disegna il campo con dritto e rovescio e ribalta la situazione con tanto di errore finale di Robin (4-3). Il miglior Hewitt del 2011 esalta e si esalta nell’ottavo game: Lleyton va 0-30 prendendo il tempo al rivale e chiudendo con la volee ma è quello sul 15-40 il punto del match, se non del torneo. Soderling mette una prima che l’australiano ribatte alta e nei pressi della rete, lo svedese si avventa con il tracciante di rovescio incrociato e Hewitt, come un portiere, intuisce la direzione e si tuffa mentre azzecca il passante di rovescio. Dopo la capriola, l’aussie guarda incredulo verso il suo angolo e comincia a pensare seriamente che questa sia la sua giornata. Lleyton serve per il secondo set e l’ace del 30-15 viene compensato dal doppio fallo del 40-30; Soderling pareggia con una pregevole veronica su una palla che forse sarebbe uscita ma commette due errori e consegna il 2-0 all’australiano. In un match in cui il servizio ha una valenza così importante, sono pochi i punti decisivi. Nel terzo set, Hewitt mette a segno un altro colpo spettacolare (volee vincente in tuffo) per portarsi 40-15 nel sesto gioco e poco dopo, sul 3-3, con un passante lungolinea di dritto mette in ansia Soderling sulla sua battuta (0-30). Lo svedese però risale la corrente con il servizio, subisce un altro passante per il 40-40 ma alla fine tiene e cambia campo avanti 4-3. Tutto fa pensare che ci sarà un altro tie-break quando, nel dodicesimo game, improvvisamente Hewitt concede il break e il set, tradito a più riprese dal rovescio: 7-5 Soderling e tutto da rifare. Il quarto segmento ricalca fedelmente i precedenti, con i primi giochi che si mantengono legati al servizio e poche emozioni. Hewitt si difende con meno lucidità rispetto a un’ora prima ma Soderling non riesce a incidere più di tanto sulla risposta e, non appena si entra nello scambio, fioccano gli errori. Lo svedese resta avanti nel punteggio fino al 5-4, quando Hewitt è chiamato a servire per non farsi agguantare sul 2-2. Sul 15-30 Hewitt si esibisce ancora in una volee vincente in tuffo ma è di nuovo il rovescio, come in un deja-vu, a tradirlo. L’australiano salva il primo set-point con una bella prima ma arrivano altri due errori con il suo colpo migliore e si va al quinto. Intanto fuori piove e questo rende giustizia alla lungimiranza degli organizzatori. Avendo chiuso gli ultimi due set con il break, Soderling riparte con il leggero vantaggio di servire per primo ma nel terzo game rischia di vedersi sfuggire la preda dopo averla agguantata; Hewitt ha tre palle-break sullo 0-40, spreca ma ne conquista una quarta con un nastro talmente fortunato che perfino i Fanatics, i suoi tifosi in maglia gialla, chiedono scusa a Soderling. Lo svedese accusa il colpo e mette lungo il dritto dell’1-2. Freddo com’è nelle sue caratteristiche, Robin spinge sull’acceleratore e ottiene l’immediato contro-break al secondo tentativo (2-2). Hewitt piazza tre ace consecutivi per il 3-3 e, dopo la parentesi appena raccontata, la battuta torna a dominare. Fino al decimo game, quando la luce australiana si spegne di nuovo. Stavolta è il dritto a girargli le spalle: 0-15 con l’errore al termine di uno scambio lungo, 0-30 con il vincente in corsa di Soderling e altri due dritti in rete per il break a zero che sancisce la definitiva rimonta dello svedese. Robin in ginocchio, come avesse vinto il torneo, perché se l’è vista brutta e perché sapeva di aver di fronte “un grande avversario” come dirà al microfono subito dopo la fine del match. Applausi per entrambi all’uscita dal centrale e Soderling che approda al terzo turno.

In sede di presentazione avevamo promesso spettacolo e tale è stato sul campo 1. Il presente (Tsonga) contro il futuro (Dimitrov, classe 1991) in una sfida da erba, magari con qualche errore banale di troppo ma tante soluzioni eccellenti. Il match è stato giocato in quattro tranche: la prima è durata appena quattro punti, perché sul 30-30 del gioco iniziale c’è stata l’interruzione per pioggia durata poco più di mezz’ora. Al rientro Tsonga ha subito dovuto annullare una palla-break (saranno ben sette, alla fine del parziale) ed è stato poi tre volte a un punto dal 3-1, con Dimitrov che si è salvato grazie a due buone prime e un servizio vincente. I numeri del bulgaro, ragazzo dal gioco molto simile a quello di Federer, non si sono fatti attendere e Tsonga è stato nuovamente vicino al break nel nono gioco, quando è risalito prima da 0-40 e poi si è salvato una quarta volta con l’ace. Tre giochi consecutivi a zero hanno accompagnato gli sfidanti al tie-break, subito comandato da Grigor (2-0) e poi ripreso da Tsonga (3-2). Quattro punti consecutivi del bulgaro (un paio di servizi, un doppio fallo del francese e una notevole risposta) e tre set-point, sul 6-3; alla seconda opportunità Tsonga ha messo in corridoio il dritto per il 7-6 finale. Jo-Wilfried aveva appena messo a segno il break del 3-1 quando è arrivata di nuovo la pioggia, per la seconda interruzione. Alla ripresa Dimitrov è parso meno brillante, ha ceduto nel sesto gioco del secondo set e nel settimo del terzo, con Tsonga che ha messo in campo tutta la sua artiglieria pesante. Per niente scosso, il ventenne bulgaro ha sprintato all’inizio della quarta frazione (3-0) prima che la partita fosse nuovamente interrotta. All’ennesima ripresa Dimitrov ha avuto la palla del doppio-break ma, fallita, è incappato in un lungo passaggio a vuoto che ha consentito ad Alì di risalire la china e portarsi sul 5-3, per poi servire per il match sul 5-4. Fine? Niente affatto. Dimitrov ha annullato due match-point, ha messo a segno il break (5-5) e, dopo il cambio di campo, è salito 15-40 con due set-point sul servizio del francese. Tsonga è rientrato e si è rifugiato nel tie-break; nuova altalena di emozioni con Grigor avanti subito 2-0 e Tsonga che ha cambiato campo sul 4-2. Il francese ha avuto la palla per il terzo turno sul 6-5, 7-6, 8-7 ma quella buona è stata il 10-8, con Dimitrov che è finito per le terre e Tsonga che ha saltato la rete per andarlo a sollevare. Un lunghissimo applauso ha accomunato entrambi i giocatori all’uscita dal campo, con il pubblico in visibilio.

Federer batte Mannarino 62 63 62 e approda al terzo turno, dove troverà l'argentino Nalbandian (che ha prevalso in quattro set sull'austriaco Haider-Maurer). Federer cammina sempre sul giardino di casa: è così abituato a calcare i campi del Centrale dell'All England Club da poterne disporre ad estremo proprio piacimento. Dopo aver dovuto attendere le non poche 6 ore prima di scendere in campo per via dei mastodontici matches di Soderling (vs Hewitt) e Lisicki (prima vera sorpresa del torneo dopo aver estromesso a suon di battute la detentrice del Roland Garros,Na Li), arriva alle 20.45 il momento in cui lo svizzero e il suo avversario Mannarino entrano in campo per disputare l'ultimo match della giornata. E' stato il primo confronto tra i due, come prima è stata anche l'apparizione di Mannarino su questi campi, difficilmente abituato a questo tipo di palcoscenico. Si tratta però della 57esima vittoria sui verdi campi londinesi per il tennista svizzero, a fronte di sole 6 sconfitte. Conscio del fatto che si sarà fatto tardi e le gemelline sentono pur il bisogno di ascoltare la favola della buonanotte dal padre, entra in campo un Federer ben piantato sul match fin dai primi scambi: Roger approfitta delle prime opportunità che gli vengono offerte dall'aitante giovane francese per volare subito 3-0 e mantenere il vantaggio fino al 5-2 dove, complice un doppio fallo sul 15-40 di Mannarino, archivia break e set in poco più di 20minuti per 6-2. E' una partita a senso unico: il secondo set segue lo stesso canovaccio del primo. Roger passa avanti a condurre per 3-0 con un break in apertura, smistando gioco a destra e a manca. Povero, il mancino francese non può nulla anche se appare chiaro come il tennista di Soizy non abbia assolutamente il gioco, nè la pesantezza di palla per impensierire il Re sulla sua superficie. In questo caso, sul 5-2, Mannarino non perde il servizio e Federer è costretto con la sua battuta a chiudere il parziale: scorre qualche brivido sulla schiena dello svizzero, costretto, nell'occasione, a dover annullare ben 3 palle break consecutive, le prime dell'intera partita concesse al francese. Federer è davvero sul pezzo: inizia il terzo set con un ulteriore break. La passeggiata di salute è quasi arrivata al capolinea. Roger scappa via per 2-0 con due aces che mettono fine al suo turno di battuta. Un altro break sul 3-1 porta ormai il match verso i titoli di coda: Federer passa a condurre 4-1. Giusto un pò di spettacolo per permettere al francese di godere degli ultimi istanti sul Court dei Court e il match si conclude sul 6-2 nell'ultimo parziale. Percentuali ottime a testimoniare l'ottima partita dello svizzero: 85% di punti vinti sulla prima (35/41) e 78% sulla seconda (18/23); una caterva di vincenti per una partita durata appena un'ora e mezza (35) e ben 10 palle break avute in 12 turni di servizio dell'avversario. Ora ad attendere lo svizzero di Basilea ci sarà, come detto, David Nalbandian, autore di tante memorabili sfide (Master di fine anno del 2005 la sfida balzata agli annali) in una sfida d'altri tempi che vede però ovviamente favorito il numero 3 del mondo. Ecco le dichiarazioni di Roger a fine partita: "E' inusuale giocare di sera sul Centrale di Wimbledon indoor. E' stato un piacere, l'atmosfera era fantastica. E' un onore ricevere ogni volta delle standing ovations. Mannarino ha dimostrato un buon potenziale, ha provato a lottare nel secondo ma ho reagito bene nel decimo game. Nalbandian rimane uno dei migliori giocatori nel circuito, nonostante i problemi degli ultimi tempi, sarà un match difficile".

Il tennis argentino può compiacersi delle affermazioni di Del Potro e Nalbandian, che continuano a rappresentare al meglio la propria nazione d'appartenenza. Nella prosecuzione del match interrotto ieri sera per oscurità, Juan Martin Del Potro, rimontando un set di svantaggio ha fatto un sol boccone di Olivier Rochus: 67 61 60 64. Il belga ieri aveva insperatamente conquistato il tiebreak del primo parziale, ma per sua sfortuna l'oscurità ha posto fine ad un match che aveva preso una piega favorevole. Quest'oggi alla ripresa, il trend è radicalmente cambiato, così come il piglio di un Del Potro letteralmente ingiocabile e che ha inflitto al malcapitato Rochus un perentorio 61 60 64. Al prossimo turno, sarà il francese Gilles Simon a contendergli l'ingresso negli ottavi di finale e a testarne le velleità.

Un altro talento con la T maiuscola del circuito continua ad avanzare, ci stiamo riferendo a David Nalbandian, che ha avuto ragione in 4 parziali dell'austriaco Haider Maurer: 63 36 64 64 sono l'esito dei parziali che hanno proiettato al terzo turno il talento albiceleste, rivelatosi proprio nei Championships con la finale del 2002. Se tutto dovesse andare secondo copione, al terzo turno Nalbandian dovrebbe fronteggiare il 6 volte campione di Wimbledon, Roger Federer. Continua ad avanzare e a convincere il rientrante Fernando Gonzalez, che ha imposto un triplice 6-4 al sudafricano De Voest. Il cinese di Taipei Lu, su una superficie che ne mette in risalto il talento, ha rifilato 3 set a zero al croato Troicki, mentre 4 set sono occorsi al mancino francese Llodra per disporre del brasiliano Mello.

Era lecito ipotizzare che il primo titolo in carriera ottenuto a Eastbourne sabato scorso, al termine di una giornata in cui ha dovuto vincere due incontri lottatissimi fino all'ultimo, avesse dato ad Andreas Seppi quell'iniezione di fiducia capace di eliminare, o quanto meno attutire, l'unico, ma enorme, difetto dell'altoatesino, sbloccandolo mentalmente e rendendolo meno vulnerabile nei momenti delicati di una partita grazie al fresco ricordo di trionfi importanti. Niente di tutto ciò. Al secondo turno dei Championships l'azzurro, numero 38 delle classifiche mondiali, è stato protagonista di uno dei suoi più classici match, giocando pressochè alla pari ma finendo ko dopo 2 ore e 27 minuti (effettive, in realtà la partita ha occupato tutto il pomeriggio per via di due interruzioni dovute alla pioggia) al cospetto di Marcos Baghdatis col punteggio di 64 76(4) 75. Piuttosto grave l'epilogo del terzo set in cui Seppi, dal 5-4 e servizio, ha smarrito tre giochi consecutivi e con essi la partita. La differenza sul piano tecnico si è percepita solamente per un'ora. Andreas, come spesso gli capita, usciva lento dai blocchi mentre Baghdatis ritrovava quegli sprazzi di gioco con i quali raggiunse una finale Slam in Australia, nel 2006, e, nello stessa stagione, la semifinale proprio qui a Wimbledon. Il primo set vedeva il nostro totalmente dominato e il cipriota in grado di guadagnare metri di campo anche nelle situazioni più difficili. Il punteggio della frazione iniziale appare bugiardo in considerazione delle zero palle break concesse dal tennista di Limassol, che avrebbe potuto punire il nostro ancor più pesantemente se quest'ultimo non si fosse fatto aiutare dal servizio per cancellare due palle del doppio break sul 2-4. La musica rimaneva la stessa fino al 6-4 3-1 tutto in favore di Baghdatis. Ma se il cipriota quest'anno ha rimediato la bellezza di 14 sconfitte con tanto di sette eliminazioni, di cui cinque consecutive, al primo turno un motivo ci sarà pur stato. E infatti la furia si placava vistosamente a metà della seconda partita, dando a Seppi l'opportunità di rientrare con il controbreak sinonimo di 4-4. Da questo momento arrivava a regnare nel modo più assoluto l'equilibrio, percepibile anche dal punteggio con il quale si sono conclusi gli ultimi due parziali. Seppi non era più succube dell'avversario, i vincenti e le sortite a rete finalmente iniziavano a riempire anche il suo di tabellino. Il più giusto dei tie break andava delineandosi quando l'azzurro saliva 40-15 sul 5-5. Non ha fatto eccezione alla regola nemmeno il modo con cui Seppi ha gettato via le occasioni più importanti. A tradire l'emozione è stato il solito maledetto diritto, ballerino a dir poco nei momenti meno consoni. Dalle due palle per il 6-5 Andreas infilava una serie di erroracci, tra cui un doppio fallo, e finiva col concedere il break all'avversario. Spettattori interessati anche gli Dei, in particolare Giove Pluvio, che, resosi conto dell'ingiustizia del punteggio, decideva di far scendere dell'acqua dal cielo proprio nel momento in cui Baghdatis si apprestava a battere per volare due set a zero. Costretto a servire a freddo in un game così delicato il cipriota commetteva due doppi falli. Seppi gettava al vento le prime due palle del controbreak prima di far buona la terza. Testa a testa serratissimo anche nel gioco decisivo poi, sul 4-3 Baghdatis, ecco il dirittaccio in rete col quale il nostro cedeva il minibreak fatale. Nell'ultimo set le opportunità per l'azzurro si facevano copiose e macroscopiche. Seppi, praticamemte inavvicinabile nei propri turni di battuta se si fa eccezione per uno 0-30 nel sesto gioco, riusciva a capitalizzare solamente la quinta palla break della frazione, guadagnandosi così la possibilità di andare a servire per allungare la disputa al quarto sul 5-4, ma nemmeno questo gli bastava: Baghdatis piazzava il controbreak immediato. Inteneriti da un ragazzo così bravo a giocare a tennis ma tanto fragile gli Dei della pioggia tornavano protagonisti quando Andreas, sul 5-5, si procurava la sesta palla break della frazione. Al rientro stavolta Baghdatis non doveva servire per il set, ma per fronteggiare un quindici che definire delicato è riduttivo. Era la sfortuna però a mettersi di mezzo, perchè Andreas rispondeva alla grande ma vedeva una sua accelerazione terminare out di un nulla per poi smarrire battuta e incontro nel game successivo dopo aver cancellato due match point. A dispetto del punteggio, tanto amaro in bocca per Andreas. La sfida a Novak Djokovic nell'appuntamento più prestigioso della stagione sarebbe stata la ciliegina sulla torta in un periodo da incorniciare. E invece a guadagnarsi il palcoscenico importante sarà il cipriota, che nel 2007 da queste parti contro il serbo diede vita a una delle partite più combattute degli ultimi anni. Erano i quarti di finale e fu Nole a imporsi 7-5 al quinto dopo una maratona di 5 ore.

Giovedì 23 giugno 2011 - Risultati di 2° turno:

[2] N Djokovic (SRB) d K Anderson (RSA) 63 64 62
[3] R Federer (SUI) d A Mannarino (FRA) 62 63 62
[5] R Soderling (SWE) d L Hewitt (AUS) 67(5) 36 75 64 64
[12] J Tsonga (FRA) d G Dimitrov (BUL) 67(4) 64 64 76(8)
Y Lu (TPE) d [13] V Troicki (SRB) 76(5) 64 64
[16] N Almagro (ESP) d J Isner (USA) 76(3) 76(5) 67(5) 63
[18] M Youzhny (RUS) d S Devvarman (IND) 62 64 64
[19] M Llodra (FRA) d R Mello (BRA) 62 46 62 63
X Malisse (BEL) d [20] F Mayer (GER) 16 63 62 62
[24] J del Potro (ARG) d O Rochus (BEL) 67(7) 61 60 64
[Q] K Beck (SVK) d [26] G Garcia-Lopez (ESP) 76(5) 64 36 64
[28] D Nalbandian (ARG) d A Haider-Maurer (AUT) 63 36 64 64
[32] M Baghdatis (CYP) d A Seppi (ITA) 64 76(4) 75
F Gonzalez (CHI) d [Q] R De Voest (RSA) 64 64 64

Risultati di 1° turno di doppio:
J Cabal (COL) / R Farah (COL) d [4] R Bopanna (IND) / A Qureshi (PAK) 26 62 21-19
[8] R Lindstedt (SWE) / H Tecau (ROU) d C Eaton (GBR) / J Goodall (GBR) 62 75
[11] W Moodie (RSA) / D Norman (BEL) d T Huey (PHI) / I Van Der Merwe (RSA) 75 76(4)
[12] J Chela (ARG) / E Schwank (ARG) d F Ferreiro (BRA) / A Sa (BRA) 63 76(5)
[13] M Melo (BRA) / B Soares (BRA) d G Garcia-Lopez (ESP) / A Montanes (ESP) 76(3) 61
[14] M Granollers Pujol (ESP) / T Robredo (ESP) d S Giraldo (COL) / P Riba (ESP) 76(3) 57 63
[15] M Lopez (ESP) / D Marrero (ESP) d A Motti (ITA) / S Robert (FRA) 63 76(7)
M Kukushkin (KAZ) / M Russell (USA) d D Cox (GBR) / J Ward (GBR) 46 64 64
J Cerretani (USA) / P Marx (GER) d S Ratiwatana (THA) / S Ratiwatana (THA) 64 61
A Clement (FRA) / L Dlouhy (CZE) d R Haase (NED) / K Skupski (GBR) 64 62
J Murray (GBR) / S Stakhovsky (UKR) d D Rice (GBR) / S Thornley (GBR) 63 75
S Aspelin (SWE) / P Hanley (AUS) d A Golubev (KAZ) / D Istomin (UZB) 64 61
J Benneteau (FRA) / N Mahut (FRA) d L Lacko (SVK) / L Rosol (CZE) 76(5) 62
A Fisher (AUS) / S Huss (AUS) d M Damm (CZE) / R Wassen (NED) 67(1) 75 97
S Lipsky (USA) / R Ram (USA) d J Brunstrom (SWE) / J Nieminen (FIN) 46 63 64
C Ball (AUS) / S Gonzalez (MEX) d D Brown (GER) / M Kohlmann (GER) 57 63 13-11
C Kas (GER) / A Peya (AUT) d P Andujar (ESP) / D Gimeno-Traver (ESP) 62 63
K Anderson (RSA) / J Knowle (AUT) d K Beck (SVK) / D Skoch (CZE) 75 61
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VENERDI 24 GIUGNO

Arriva di venerdì la prima grande sorpresa dei Championships 2011: Feliciano Lopez, all'ottavo tentativo, batte per la prima volta in carriera A-ROD, estromettendolo da un torneo in cui vanta ben tre finali, tutte perse contro Roger Federer. Annunciato come “la guerra dei servizi” (fino a oggi erano 45 gli aces dell’americano nel torneo contro i 44 dello spagnolo), i precedenti segnavano un lampante 7-0 per Roddick che lasciava presagire un esito scontato sebbene l’ultima sfida, giocata al Queen’s due settimane fa, aveva visto l’americano prevalere in tre set lottati. Lo spagnolo, che a Wimbledon ha raggiunto due quarti di finale, ha finalmente sfatato uno dei suoi tabù (l'altro è rappresentato da Federer, con cui vanta 9 sconfitte in 9 incontri), vincendo in tre set, 76(2) 76(2) 64. Partita molto equilibrata, ma vinta con merito da Feliciano, molto più lucido tatticamente e maggiormente attento nei momenti caldi. Roddick è stato l'ombra di sè stesso, con colpi da fondo di imbarazzante inefficacia, costretto troppo spesso a ricorerre a delle discese a rete senza senso, che hanno finito per offrire all'iberico un gran numero di facili passanti. Soltanto il solito servizio (a fine match saranno 28 gli aces dello spagnolo) e a tratti la scelleratezza di Lopez, hanno tenuto a galla Roddick, altrimenti la sconfitta sarebbe stata di proporzioni ben maggiori. Come era ampiamente prevedibile, il punteggio segue i servizi e i games scorrono via rapidamente. All’improvviso arrivano due break, speculari perché ottenuti da entrambi a 30 dopo essere stati avanti 0-40: il primo a strappare il servizio è Lopez sul 4-4 ma, quando va a servire per il set sul 5-4, subisce il controbreak di Roddick. Si va al tie-break che Feliciano si aggiudica 7-2 grazie ad una tattica attendista che ha pagato di più rispetto all’aggressività di Andy. L’americano prova a reagire subito in apertura di secondo set ma Lopez annulla la palla break. La partita è gradevole e regala un vasto repertorio di colpi: serve&volley, frequente e sapiente utilizzo del rovescio in back, proficue discese a rete e qualche ricamo d’alta scuola. Per l’intero secondo parziale non ci sono palle break fino al 6-5, quando Roddick salva addirittura un set point (passante di rovescio in rete di Feliciano). E’ ancora tie-break, ed è ancora 7-2 per lo spagnolo che gioca meglio nei momenti chiave: due minibreak (passante di dritto e passante di rovescio) ed un costante martellamento col dritto sul rovescio di Roddick lo proiettano avanti due set a zero. Lopez è ora padrone della partita e grazie all’ennesimo passante incrociato di dritto si porta avanti di un break anche nel terzo set: 2-1. Il numero 10 del mondo è inerme e sconsolato e fatica ad ottenere vincenti spingendo col dritto sul rovescio dell’avversario, diagonale che a parti invertite assicura a Lopez una pletora di punti. Andy inizia ad attaccare in modo confusionario, esponendosi ai traccianti di un Feliciano comunque bravo a rimanere concentrato nei propri turni di battuta, dove concede davvero le briciole. Lo spagnolo va a servire per il match sul 5-4 e, nonostante un doppio fallo all’inizio, chiude il match 6-4. Dopo il quarto turno del 2010 (perse da Lu), finisce ancora una volta prematuramente il torneo di Wimbledon per il tre volte finalista Roddick e le nubi già presenti sul suo futuro diventano sempre più scure. Feliciano Lopez invece può ambire a raggiungere ancora una volta i quarti di finale a Londra, visto che il prossimo avversario, che incontrerà lunedì (domenica non si gioca per tradizione) uscirà dalla sfida tra Monfils e Kubot, entrambi non imbattibili per uno specialista dei prati.

Non è andata in modo molto diverso rispetto al 2008, l'anno che, prima di oggi, aveva visto arrivare Simone Bolelli per l'ultima volta al terzo turno di uno Slam proprio sui prati dell'All England Club. Il tennista bolognese non riesce a centrare il traguardo mai raggiunto degli ottavi di finale di un Major seguendo un copione molto simile a quello di 3 edizioni fa: prima la grande vittoria ottenuta grazie alla massima espressione del suo immenso talento, poi la prestazione impalpabile a tradire bruscamente le speranze dei tanti che avevano visto in lui il tennista in grado di far vivere emozioni di cui, quanto meno al maschile, in Italia non si ricorda più il sapore. Il netto e mai in discussione 63 62 64 con cui Richard Gasquet ha regolato Simone Bolelli, reduce dal fantastico successo su Stan Wawrinka, ha ricordato tantissimo, e non solo in termini di punteggio, la debacle del 2008 al cospetto di Lleyton Hewitt, quando i fari erano tutti puntati sul bolognese per via del successo contro Fernando Gonzalez. Ieri come oggi Bolelli non se l'è giocata, facendo scivolare via il match e rinunciando completamente a lottare non appena si sono palesate le prime difficoltà. Questa volta ci sono state però delle valide ragioni a giusitificare la totale apatia di Simone, incapace di avere un qualsiasi tipo di reazione al termine dei punti per 105 minuti passati ad accettare in modo passivo ciò che accadeva sul campo. Atteggiamenti tipici di un giocatore completamente svuotato sia dal punto di vista fisico che da quello mentale per via di un tour de force al quale è stato sottoposto. Ricordiamo che l'azzurro, avendo dovuto affrontare le qualificazioni, era reduce da 6 partite giocate nell'arco di una decina di giorni. Tentare il colpaccio contro questo Gasquet avrebbe richiesto un livello di concentrazione che oggi Bolelli non era in grado di offrire. La consolazione è che sul piano del braccio Simone ha dimostrato di non avere nulla da invidiare al talento francese, reggendo alla grande il confronto da fondo oltre ogni aspettativa, perchè anche quando i due se le davano di santa ragione sulla diagonale di rovescio a conquistare metri di campo facendo indietreggiare l'avversario era sempre il nostro, malgrado di fronte ci fosse il miglior interprete di questo colpo che il circuito può vantare. Poi però ci sarebbe voluta maggiore pazienza, maggiore attenzione per costruirsi in modo ordinato il punto. Qui è caduto Bolelli, non in grado di ordire ragionate trame offensive e interprete di un tennis tutto 'Chiudi gli occhi e tira', che lo ha portato anche a commettere clamorosi errori a campo aperto e punto pressochè fatto. Per far fruttare una tattica di questo tipo sarebbero servite alte percentuali al servizio, colpo che invece oggi non ha girato a regime. Di questo passo l'equilibrio ha retto fino al sesto gioco, quando Gasquet allungava sul 4-2 e Simone mollava il colpo. Nel secondo e nel terzo set non si ha mai avuto l'impressione che l'azzurro potesse riprendere la partita. Non c'è stato nemmeno spazio per un piccolo passaggio a vuoto dell'avversario che in qualche modo facesse tornare a Bolelli la voglia di combattere. Un episodio del genere contro Gasquet sarebbe stato lecito attenderselo qualche tempo fa, prima dell'inizio della metamorfosi di cui il transalpino si sta rendendo protagonista grazie al prestigioso aiuto del nostro Riccardo Piatti. La posizione in campo, con la tendenza a stare ancora troppo lontano dalla riga di fondo, rimane un aspetto da aggiustare, per il resto i miglioramenti del francese sono macroscopici. La solidità da dietro è cresciuta tantissimo e la fase difensiva è decisamente più efficace. Inconsueta e inedita la capacità di rimanere concentrato anche in momenti in cui smarrirsi un attimo è facilissimo. Avanti di due set e un break il francese è riuscito a tenere a debita distanza il nostro quando questo si è procurato due palle del controbreak nel sesto gioco. In aiuto a Richard è arrivato un servizio che funziona alla perfezione e che è diventato un'arma micidiale nel repertorio del talento di Beziers, oggi quasi ingiocabile alla battuta con 12 aces e percentuali molto alte di prime e di punti realizzati con la prima. In conclusione Gasquet è stato l'unico a mostrare di avere le carte in regola per rappresentare una valida alternativa ai 'maginifici 4' in chiave trionfo finale, lui che da queste parti fece semi nel 2007. Il prossimo impegno, probabilmente contro Murray, sarà il vero banco di prova. Ecco le dichiarazioni di Bolelli: "Mi giocava spesso una palla alta e tagliata su cui non riuscivo a spingere. Non ho servito bene, troppe seconde palle. Nel terzo set ho riequilibrato un po’ il gioco, ma era difficile a quel punto raddrizzare il match. Il mo avversario era andato troppo avanti... Certo, sono un po’ deluso perché pensavo di poter far meglio contro Gasquet, che comunque è in fiducia, sta giocando molto bene. Però non pensavo di perdere così, tre set a zero secchi”.

Andy Murray batte Ivan Ljubicic per 64 46 61 76(4) ed approda agli ottavi di finale di Wimbledon, dove affronterà Richard Gasquet in un incontro che si preannuncia parecchio interessante. Lo scozzese vince ma non convince del tutto, mostrando solo a tratti il furore agonistico tanto agognato e un gioco propositivo (oltre a un punto spettacolare "between the legs"). Certo è che non lo ha aiutato la prepotenza al servizio di Ljubicic, che ha spesso tolto il ritmo alle sue trame, ma la tenuta mentale ha troppo spesso lasciato a desiderare, non promettendo faville in prospettiva futura. Murray si presenta sul centrale indoor di Wimbledon in vantaggio negli scontri diretti per 5-3, ma l’ultimo confronto ha visto uscire Ljubicic vincitore a Pechino nel 2010. Come all’esordio, Murray parte in salita ed è Ljubicic a trovare il break del 4-2. Il croato rimane però al palo e subisce il ritorno dell’Highlinder scozzese, bravo a recuperare lo svantaggio e chiudere il primo set sul 6-4. Nuova salita a inizio secondo set, quando Murray si scioglie e cede il primo game di servizio con un pessimo doppio fallo. Non basta la grinta questa volta contro le bordate di servizio di Ljubo, che tiene duro e impatta il conto dei set, aggiudicandosi la seconda frazione per 6-4. Finalmente cambia l’inerzia del match e Murray indovina la partenza giusta, trovando il break del 2-0 nel terzo. Andy non si scompone e chiude per 6-1 un set scivolato forse troppo in fretta per Ivan, fra le urla non troppo signorili del pubblico di casa. Il quarto set subisce il primo scossone nel secondo game, quando Ljubicic si procura una palla break. Murray la annulla con un rovescio millimetrico e quindi esulta agli errori dell’avversario, dimostrandosi ancora una volta Grinch sul rettangolo di gioco. E’ Murray a rilanciare nel game successivo, rimontando dal 15-40 e procurandosi una palla break, ma è solo un bluff. Ljubo ci mette l’anima e soprattutto il servizio, annullando. Non basta la “doppia-coppia” nel quinto game, quando Murray porta a termine il break del 3-2, rispondendo bene in trincea ai bombardamenti del croato. Andy tiene e si ritrova a servire per il match sul 5-4, ma Ljubicic trova una serie di risposte vincenti e trova il controbreak all’ultimo tentativo, riagguantando la parità. Nessuna sorpresa nei game seguenti ed è tie-break. Murray si porta subito avanti con un mini-break ma come da copione si fa rimontare. Finalmente mette freno alle sue ingiustificate paure e prende il largo, chiudendo alla seconda opportunità per 7 punti a 4. Punteggio finale di 6-4 4-6 6-1 7-6(4) dopo quasi 3 ore di gioco, ma qual è il vero Andy? Ecco la sua disamina a fine match: “Ho servito troppe volte la seconda, ed è sempre difficile gestire le cose così. Il match si è deciso su pochi scambi, ma se vuoi andare avanti in uno Slam devi saper cogliere le tue opportunità. Sento la pressione, ma sento anche che sto giocando bene, e sono fiducioso per il prosieguo del torneo”.

David Ferrer e Jurgen Melzer approdano al terzo turno a Wimbledon. Nella prosecuzione dei match interrotti ieri per oscurità, lo spagnolo ha piegato Ryan Harrison 67 61 46 63 62 mentre l’austriaco ha eliminato Dmitry Tursunov 63 26 76 76. Ferrer, numero 7 del tabellone, era sotto due set a uno al momento della sospensione ma ha saputo ribaltare la situazione ottenendo otto break nell’ultimo set e mezzo e vincendo nettamente i due restanti parziali contro il diciottenne americano. Al prossimo turno affronterà lo slovacco Karol Beck. Buona vittoria anche per Melzer, specie perché ottenuta contro un avversario reduce dalla vittoria a ’s-Hertogenbosch. Il numero 11 del seeding ha vinto gli ultimi due set al tie-break, vinti però agevolmente. Ora per lui c’è Malisse.

Venerdì 24 giugno 2011 - Risultati di 3° turno:

[4] A Murray (GBR) d I Ljubicic (CRO) 64 46 61 76(4)
F Lopez (ESP) d [8] Andy Roddik (USA) 76(2) 76(2) 64
[17] R Gasquet (FRA) d [LL] S Bolelli (ITA) 63 62 64

Risultati di 2° turno:
[7] D Ferrer (ESP) d [LL] R Harrison (USA) 67(6) 61 46 63 62
[11] J Melzer (AUT) d D Tursunov (RUS) 63 26 76(5) 76(1)
[Q] B Tomic (AUS) d I Andreev (RUS) 46 57 63 64 61

Risultati di 2° turno di doppio:
[14] M Granollers Pujol (ESP) / T Robredo (ESP) d J Murray (GBR) / S Stakhovsky (UKR) 75 76(3) 61
S Aspelin (SWE) / P Hanley (AUS) d [15] M Lopez (ESP) / D Marrero (ESP) 67(4) 75 75 63
J Cabal (COL) / R Farah (COL) d M Kukushkin (KAZ) / M Russell (USA) 64 62 63

Risultati di 1° turno:
[2] M Mirnyi (BLR) / D Nestor (CAN) d L Friedl (CZE) / D Martin (USA) 64 64
[3] M Bhupathi (IND) / L Paes (IND) d I Dodig (CRO) / L Zovko (CRO) 67(7) 64 64
[6] M Llodra (FRA) / N Zimonjic (SRB) d F Gil (POR) / R Ramirez Hidalgo (ESP) 62 61
C Fleming (GBR) / R Hutchins (GBR) d [7] M Fyrstenberg (POL) / M Matkowski (POL) 62 61
[9] E Butorac (USA) / J Rojer (AHO) d F Polasek (SVK) / I Zelenay (SVK) 64 46 64
[16] D Bracciali (ITA) / F Cermak (CZE) d A Seppi (ITA) / S Vagnozzi (ITA) 64 64
J Delgado (GBR) / J Marray (GBR) d C Berlocq (ARG) / R Mello (BRA) 76(5) 36 86
S Devvarman (IND) / K Nishikori (JPN) d R Schuettler (GER) / A Waske (GER) 67(3) 63 62
M Bachinger (GER) / F Moser (GER) d L Hewitt (AUS) / P Luczak (AUS) 75 64
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SABATO 25 GIUGNO

Rafael Nadal fermato da pioggia, ginocchio ed organizzatori, ma solo rallentato da Gilles Muller, capace di portare l'iberico al tie break del primo e nel secondo set, ma sconfitto per 76(6) 76(5) 60 in due ore e 21 minuti di gioco. Precedenti 2-1 a favore di Nadal e parecchio in là con gli anni, ma il dato interessante è che l’unica vittoria di Muller risale proprio a Wimbledon, nel 2005. Il lussemburghese fa parte della ristretta cerchia di tennisti in grado di battere il maiorchino sui campi dell’All England Club, con Srichaphan e Roger Federer. Come nei precedenti turni Nadal è partito a rilento, e la percentuale di punti vinti col servizio (sopra l’85%) da Muller non ha permesso all’attuale numero 1 del mondo di organizzare i suoi classici scambi da fondo ed evitare il tie-break. Anzi, ad avere l’opportunità per chiudere prematuramente il parziale è stato proprio il lussemburghese, che ha avuto a disposizione due set point sul 6-5 in suo favore: giocati male e troppo sulla difensiva. Gilles ha avuto a disposizione anche il primo mini-break del tie, ma anche qui, più per suoi demeriti che per altro (fra smash sbagliati e doppi falli), Rafa ne è uscito vivo. Come di consueto, e come un esattore, Nadal riscuote la tassa e non perdona, chiudendo per 8 punti a 6 lo spareggio del primo set. Come da previsioni (forse anche in anticipo) è arrivata la pioggia a interrompere le ostilità dopo un'ora di gioco, ma oltre al rinvio del match (scandaloso nonchè testardo il programma di domani, che prevede Rafa ancora una volta sul Campo 1, nonostante la pioggia) ciò che preoccupa il maiorchino è il ginocchio. Dopo una scivolata a fine primo set, Nadal ha sentito un fastidio al ginocchio destro. Negli spogliatoi si è sottoposto alle cure del fisioterapista. Solita tattica, solita scaramanzia, o tragedia? Il manager Benito Barbadillo tranquillizza le spasimanti fan del maiorchino in serata: nulla di grave per Rafa! Dopo l'interruzione per pioggia di ieri, le incognite erano legate soprattutto alle conseguenze della caduta di Rafa nel tiebreak del primo set, ed ad un avversario davvero solidissimo alla battuta che stava creando grandi problemi al numero 1 del mondo. I dubbi legati al presunto infortunio sono svaniti dopo pochi scambi, visto che Nadal si muoveva come al solito senza problemi di sorta. I problemi per lo spagnolo continuavano a provenire da un Muller che non cedeva di un millimetro nei propri turni di battuta e proseguiva a mantenere percentuali bulgare con il servizio (addirittura 92% con la prima palla) oltra ad un numero altissimo di prime palle in campo. Paradossalmente era proprio Nadal a soffrire di più nei suoi game di battuta, pur senza dover mai ricorre agli straordinari. Conseguenza inevitabile di tutto ciò il tie break, deciso da un minibreak del numero 1 del mondo sul 5-5. Come ieri, anche oggi, il lussemburghese è mancato proprio nella fase clou del gioco di spareggio, commettendo un pesante errore proprio al fotofinish. La conquista del secondo parziale era lo snodo decisivo del match. Muller si disuniva in maniera definitiva, concedeva la prima palla break, perdendo il servizio per la prima volta nell'incontro e con esso anche l'ultimo treno per rientrare in partita. Il lussemburghese entrava infatti in rottura prolungata e cedeva nettamente il terzo parziale, senza conquistare nemmeno un game, un peccato vista la qualità del suo gioco nei due precedenti set. Nonostante una prestazione non propriamente brillante ed un avversario davvero ostico, dotato di una battuta formidabile e di una buona tenuta mentale, Nadal ha scampato il pericolo senza correre eccessivi rischi, qualificandosi per gli ottavi di finale in soli 3 set. Al prossimo turno il maiorchino troverà il vincente della sfida tra Del Potro e Simon. Sicuramente una tipologia di avversario ben diversa da Muller: si scambierà molto di più e sicuramente sarà una prova maggiormente indicativa per quanto riguarda le ambizioni del numero 1 del mondo in questo torneo, rispetto a quella di oggi, molto lottata nel punteggio, ma molto meno dura dal punto di vista fisico e tecnico. Finiscono così i sogni di Muller, mentre Nadal guadagna gli ottavi di finale, in cui incontrerà Juan Martin Del Potro.

L’argentino si è imposto su Gilles Simon al termine di un match tirato che per due set ha seguito nel punteggio il match tra Nadal e Muller. Infatti le prime partite si sono entrambe concluse al tie-break. Il primo set è stato un classico erbivoro, senza palle break da ambo le parti e risolto da uno spareggio combattutissimo, che il sudamericano ha fatto suo per 10-8. Nel secondo set Simon riusciva a prendere un break di vantaggio, ma sul 4-2 in suo favore la pioggia imponeva una definitiva interruzione. Alla ripresa del gioco Del Potro è stato il più rapido ad ingranare, recuperando immediatamente il break di svantaggio per poi chiudere anche il secondo tie-break con il punteggio dii 7-5. A differenza di Muller, l’omonimo Simon non ha però mollato, ed anche il terzo set è stato teatro di una battaglia di alto livello tra la potenza dell’argentino e la geometria del francese. Solo sul 5-5 Simon ha dovuto capitolare, concedendo il secondo break del match che ha fatto da battistrada al 7-5 con cui Del Potro ha concluso un match di buonissimo livello, completando un ottavo di grande interesse contro il numero uno del mondo.

Federer e Nalbandian sono due che, passeggiando anni fa per il centro di Londra con una racchetta e una pallina da tennis, sarebbero sicuramente fermati non dai fans ma da pittori che ne farebbero prima degli oggetti dei loro quadri e che poi li inviterebbero a sedersi con loro, a dipingere con la racchetta ciò che loro fanno con un pennello. Tra i due, a diventar famoso sarebbe stato Roger, che dei suoi capolavori ne avrebbe collezionati 16. L’eterno incompiuto, l’argentino: per molti critici dotato di una mano sopraffina, Nalbandian non ne avrebbe condizionato alcuno (ci sarebbe arrivato vicino, nel 2002, ma caso volle che a sbarrargli la strada ci fosse un australiano che in seguito, a discapito del talento, avrebbe vinto più dell’argentino). E il centrale di Wimbledon è il palcoscenico ideale per ospitare una partita del genere; in un teatro di tale importanza gli spettatori si trovano in una galleria d’arte di pittura sopraffina, non in un’arena di sudore e disperazione. I due si sono incontrati faccia a faccia per ben 18 volte ed è Roger a condurre per 18-10 anche se, probabilmente, è andato a Nalbandian il confronto più emozionante, in quella finale del Master di fine anno di Shangai nel 2005, dove El Gordo prevalse al quinto, rimontando ben 2 set di svantaggio. Da quel 2005 son passati 6 anni, diversi Slam per Federer e diversi infortuni e chili in più per Nalbandian. Aggravante per David, che di questo dovrebbe lamentarsi con gli organizzatori perché tra i due è il primo match sull’erba, è permettere allo svizzero di giocare nel giardino di casa, in condizioni di evidente superiorità, ma tant’è, a Londra comanda Roger. Sin dai primi scambi appare chiara la portata del match: combattuto o a senso unico che sia, pestano l’erba del centrale due assoluti talenti del tennis, due grandissimi armeggiatori di quell’arnese chiamato racchetta. Da ogni lato si pennella tennis, che venga dallo svizzero o dall’ “Ei fu Nalbandian”. Federer, in vero Need For Speed style, inizia il match con tre aces nelle prime tre palle di servizio e strappa il servizio alla seconda occasione al Gordo, complici due malsani errori di dritto dell’argentino e si porta avanti 3-1, pur con un brivido nel dover annullare due palle del contro-break. L’equilibrio della partita si denota dal contro break successivo dell’argentino: Federer concede tanto al servizio dopo un primo game dominato e permette a Nalbandian di rientrare completamente nel match con un passante incrociato di dritto che si spegne appena dentro il corridoio. Immediata però la reazione di Roger: con un colpo di reni lo svizzero si riporta avanti di un break e chiude il set per 6-4. Nalbandian non riesce più a far male al servizio di Roger, continuo sui suoi turni come spesso gli è accaduto in questi primi tre match. Nel solo primo set lo svizzero mette a segno ben 9 aces, con una percentuale però irrisoria sulla seconda di servizio (40%). E’ una prima vincente quella che gli consegna il primo parziale e il primo spezzone di partita. Nel secondo parziale è ancora Roger a prendere in mano le redini dello scambio: da fondocampo martella Nalbandian alla stregua di uno sparapalle e il break che ne consegue è, per la maggior parte, frutto di tutto questo. El Gordo prova soluzioni improbabili, compreso un serve&volley sulla palla break malamente sparacchiato fuori. Gli sprazzi di bel tennis continuano ad imperversare sul centrale più della pioggia: da rivedere, per genio di rara bellezza, il game con il quale Federer si porta avanti 3-1. Con i piedi ben piantati sulla riga di fondo, lo svizzero è assoluto dominatore della scena e un ulteriore break sul 4-2, complice una continua pressione da fondo campo, lo porta a servire per il set. Roger non si lascia pregare due volte e chiude il set per 6-2 con un pregevole drop che muore al di là della rete. Nel terzo set Nalbandian riesce a tenere il ritmo forsennato dell’ex numero 1 grazie al servizio. I turni di battuta vengono agevolmente tenuti da chi è il servizio fino al 4-4, momento in cui Roger, preoccupato di non voler allungare ulteriormente la partita, sorpassa sulla linea del traguardo quel che ne rimane di un Nalbandian stremato e si porta a servire per il match. L’ultimo game però è da favola, vera antologia del tennis: giustamente David vuole lasciare un’impronta sul match e si impegna bene per farlo poco prima di entrare sotto la doccia. Il modo in cui annulla tre match point a Roger è da far vedere ai nipotini: riesce a tenere agevolmente il ritmo dello scambio, forse per la prima volta nel match e costringe Federer più volte all’errore al termine di veri e propri montanti da pugilato. Evidentemente Roger era a conoscenza di questo, considerato che cilecca il primo match point con un clamoroso smash in rimbalzo che, per la troppa foga, sparacchia fuori dalla tribuna. Alla fine però, aiutato e non poco dal servizio, Roger al quarto match point riesce a chiudere il match e a volare in ottavi, dove ad aspettarlo ci sarà Mikhail Youzhny. Finisce come da pronostico un match dal sapore enorme ma dall’esito quasi scontato. E’ un peccato che Nalbandian non sia più quel mostro di bravura capace di pennellare geometrie di rovescio: il talento è rimasto, puro in tutto il suo splendore; quello che è in deficit è la forma fisica, spropositamente sostituita da un paio di chiletti di troppo senza dei quali sarebbe forse in grado di sfoggiare pienamente ciò di cui è capace. Federer, d’altro canto, continua inesorabile la sua marcia ed è forse l’unico dei due che, riguardando una foto del Master 1000 di Shangai camminando con il compagno per le vie di Londra, potrebbe dire di non esser cambiato tanto da allora.

La prima settimana di Wimbledon 2011, si chiude con molte certezze e fortunatamente qualche sorpresa. L’ultimo dei “fab four” a qualificarsi per il 3° turno è Novak Djokovic, che vince 64 46 63 64, concedendo il primo set del torneo ad un Baghdatis molto motivato, che grazie al supporto di un pubblico in estasi, rischia di giocarsi tutto al 5°set. A 4 anni di distanza, si ripropone la sfida dei quarti di finale del 2007, in cui in cipriota, attualmente n.30 del mondo, trascinò il serbo ad un 5° set dopo un match durissimo. Stavolta Baghdatis ci riprova, ma viene stoppato da un Djokovic di ben altra pasta rispetto al passato, che fa suo anche il 5° confronto diretto su altrettante sfide. Primo set strano, in cui a dominare sono i servizi nonostante una percentuale di prime per entrambi appena superiore al 50%. A spezzare per primo il parziale è Novak, che avanti 5-4, trova il guizzo per andare 15-40 e chiudere alla seconda opportunità. Il cipriota non ne fa un dramma, tornado nel secondo set a tenere bene da fondo, proponendosi con ottime soluzioni offensive, che gli permettono di guadagnarsi due palle break già al primo gioco. Djokovic tiene duro, e dopo aver portato a casa il primo game, non riesce a scappare nel secondo, fallendo ben 4 occasioni dopo una dura lotta. L’occasione sprecata, incide sul rendimento del serbo, che si distrae parecchio e con due doppi falli, regala il break a Baghdatis, che scappa 3-1. Nonostante rimanga sempre intorno al 50% di prime, il cipriota non soffre gli sterili tentativi del serbo, che senza procurarsi più alcuna occasione, trascina il set al suo destino. Due ace nel finale, regalano il 6-4 al cipriota, che impatta il conto dei set e trascina con se buona parte del pubblico sul centrale. La reazione del serbo non si fa attendere, e Novak torna a fare il n.2 del mondo. Nel momento forse migliore per il cipriota, Djokovic incassa due game consecutivi ai vantaggi, piazzando il break nel 4° gioco per salire 3-1 e poco dopo sul 4-1. Baghdatis cala la sua linea difensiva, mentre il serbo, impeccabile al servizio, affonda i suoi colpi amministrando senza patemi, chiudendo con il più classico dei 6-3. La strada sembra farsi in discesa per Novak nel 4° set, anche perché il cipriota appare molto meno mobile in campo e meno convincente al servizio. Baghdatis regge a stento fino al 2-2, prima di subire il break nel 5° gioco, che porta Nole in scioltezza fino al 5-4 e servizio. Bellissimo l’ultimo game, con il pubblico desideroso magari di arrivare ad un 5° set. Il cipriota ci prova, giocandosi il tutto per tutto ai vantaggi, conquistando anche 2 palle del 5-5. Ma un vincente di Nole e un falco poco amico, spezzano i sogni di Marcos, che si arrende 6-4 al 4° match point. Per Nole da prendere con le molle anche il prossimo avversario, Michael Llodra, uno che sembra nato per giocare su queste superfici e che ha battuto Nole a Parigi Bercy in novembre. Anche lì le condizioni sono particolarmente veloci.

Passare dalle forche caudine delle qualificazioni a Wimbledon è già un gran bel risultato per il n.158 ATP, ma se poi riesci a raggiungere anche la seconda settimana, eliminando il n.5 del mondo, allora i contorni del sogno iniziano a materializzarsi. Bernard Tomic, 19 anni australiano di origine croata, continua la sua fantastica avventura, eliminando, in un match del tutto inedito, un Robin Soderling debilitato da un problema intestinale. Non c'è da sforzarsi molto per trovare significati simbolici in quello che è accaduto oggi. In un virtuale passaggio del testimone Tomic ha vendicato la sconfitta subita in rimonta l'altro giorno da Lleyton Hewitt, che per la prima volta dal marzo del 2000 si fa scavalcare in classifica da un proprio connazionale, battendo in tre set col punteggio di 61 64 75 Robin Soderling. Un primo set quasi inesistente quello a cui assistono gli spettatori del campo n.1, in cui il giovane australiano nasconde letteralmente la palla al più esperto svedese. 17 minuti di dominio assoluto per Tomic, che vola via 5-0 in un amen, prima di concedere il game della bandiera al suo avversario. Il 6-1 finale arriva poco dopo, con Soderling che a referto segna appena 8 punti. S’intuisce però che lo svedese non è al meglio e all’inizio del secondo parziale, chiede l’intervento medico, assumendo un paio capsule. Con un effetto quasi “placebo”, Robin entra in partita, iniziando a servire con percentuali più dignitose e sfiorando il break già al secondo gioco. Il match rimane equilibrato almeno fino al 2-2, quando un game poco fortunato al servizio, penalizza lo svedese, che recupera da 15-40 prima di commettere due banalissimi errori, che lo condannano al break. Tomic si esalta, continuando imperterrito per la sua strada, senza mostrare alcun timore reverenziale. L’ottima assistenza al servizio e 14 vincenti, lanciano il giovane australiano ad amministrare senza alcun patema fino al 6-4 finale. Per Robin si fa durissima, e recupera due set in queste condizioni appare quasi impossibile. Lo svedese onora però al meglio il torneo e il suo avversario, lottando fino alla fine anche nel terzo set, riuscendoci in pieno. Nonostante resti quasi impotente in risposta, Soderling da il massimo in battuta, contenendo al meglio le accelerazioni terribili dell’australiano. L’ordine sei servizi viene infatti rispettato in maniera eccellente e senza l’ombra di una palla break, almeno fino 5-5. Qui, al cinismo di Tomic, si contrappone l’ennesima “defaiance” al servizio per lo svedese, che va sotto 15-40, per poi arrendersi alla seconda palla break, sparando un rovescio in corridoio. Sembra il canto del cigno per Soderling, che prima di abdicare, deve confrontarsi con la paura di vincere del suo giovane avversario, che s’incarta ad un passo dal trionfo. Con un Soderling già in doccia e una paio di errori, Tomic va sotto 15-40, per poi trovare nel falco un alleato preziosissimo, che contribuisce in maniera decisiva al parziale di 4 punti a 0 che regala all’australiano il sogno degli ottavi di finale. E' da tanto tempo che si parla di Tomic, eppure questo ragazzo del Queensland ha solo 18 anni e oggi è diventato il più giovane uomo ad approdare agli ottavi di Wimbledon dal 1990, quando a riuscire furono Goran Ivanisevic e Michael Chang. Tra gli Australiani l'ultimo a tagliare così presto questo traguardo è stato Pat Cash nel lontano 1983. Un'avventura quella di Tomic iniziata 10 giorni fa, partendo dal tabellone di qualificazione, dove era anche andato a un passo dalla sconfitta al primo turno: "Ero 4-4 al terzo 15-40, mai avrei pensato di riuscire ad arrivare così avanti. Ricorderò per sempre questo giorno come la prima volta che sono riuscito a fare veramente bene in uno Slam". A un passo dal capolavoro il braccio ha un po' tremato ma sarebbe stato sorprendente il contrario. Nell'ultimo game Tomic è dovuto risalire da 15-40: "Nell'ultimo game ho provato a sembrare tranquillo, in verità dentro di me ero agitatissimo". Da attuale numero 158 del mondo Tomic sfonderà il muro dei primi 100. Sarà lui il capolista della pattuglia australiana nel ranking.

Sabato 25 giugno 2011 - Risultati di 3° turno:

[1] R Nadal (ESP) d [WC] G Muller (LUX) 76(6) 76(5) 60
[2] N Djokovic (SRB) d [32] M Baghdatis (CYP) 64 46 63 64
[3] R Federer (SUI) d [28] D Nalbandian (ARG) 64 62 64
[Q] B Tomic (AUS) d [5] R Soderling (SWE) 61 64 75
[6] T Berdych (CZE) d A Bogomolov Jr. (USA) 62 64 63
[7] D Ferrer (ESP) d [Q] K Beck (SVK) 64 63 63
[Q] L Kubot (POL) d [9] G Monfils (FRA) 63 36 63 63
[10] M Fish (USA) d R Haase (NED) 63 67(5) 62 11 ritiro
X Malisse (BEL) d [11] J Melzer (AUT) 76(5) 63 60
[12] J Tsonga (FRA) d F Gonzalez (CHI) 63 64 63
[24] J del Potro (ARG) d [15] G Simon (FRA) 76(8) 76(5) 75
[18] M Youzhny (RUS) d [16] N Almagro (ESP) 46 63 76(3) 63
[19] M Llodra (FRA) d Y Lu (TPE) 63 63 61

Risultati di 2° turno di doppio:
K Anderson (RSA) / J Knowle (AUT) d [2] M Mirnyi (BLR) / D Nestor (CAN) 76(2) 76(7) 63
A Clement (FRA) / L Dlouhy (CZE) d [3] M Bhupathi (IND) / L Paes (IND) 26 63 76(1) 64
[8] R Lindstedt (SWE) / H Tecau (ROU) d J Benneteau (FRA) / N Mahut (FRA) 64 64 57 76(4)
[11] W Moodie (RSA) / D Norman (BEL) d J Delgado (GBR) / J Marray (GBR) 46 76(5) 76(6) 62
[12] J Chela (ARG) / E Schwank (ARG) d M Bachinger (GER) / F Moser (GER) 62 76(4) 67(5) 67(6) 63
J Cerretani (USA) / P Marx (GER) d [16] D Bracciali (ITA) / F Cermak (CZE) 46 75 76(5) 64
C Kas (GER) / A Peya (AUT) d [13] M Melo (BRA) / B Soares (BRA) 67(2) 61 64 62

Risultati di 1° turno:
[1] B Bryan (USA) / M Bryan (USA) d M Gonzalez (ARG) / P Starace (ITA) 63 63
C Guccione (AUS) / A Shamasdin (CAN) d [10] M Knowles (BAH) / L Kubot (POL) 16 76(5) 64
A Bogomolov Jr. (USA) / I Karlovic (CRO) d J Erlich (ISR) / A Ram (ISR) 76(2) 64
G Dimitrov (BUL) / D Tursunov (RUS) d F Cipolla (ITA) / P Lorenzi (ITA) 63 64
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Post  poseidon Wed 29 Jun 2011 - 8:01

LUNEDI 27 GIUGNO

Il Regno Unito può tirare un sospiro si sollievo profondo. Andy Murray è ancora in corsa nel torneo di Wimbledon, e con lui, resta in vita il sogno britannico, di vedere ancora un suddito di sua maestà alzare il trofeo del torneo più importante del mondo, 75 anni dopo Fred Perry, ultimo abitante del regno capace di compiere l’impresa e, più in generale, ultimo inglese a trionfare in uno slam. La prova che lo scozzese era chiamato a superare, in ottavi di finale, era non poco insidiosa, una di quelle partite che potrebbero essere definite esami di maturità, visto che è il periodo giusto. Richard Gasquet era in forma, veniva da un periodo decisamente brillante, aveva battuto Federer a Roma ed era reduce tre turni superati in scioltezza. Poi c’erano quei precedenti, soprattutto quello giocato proprio qui a Wimbledon tre stagioni orsono, in cui il francese era andato ad un passo dal battere lo scozzese in maniera netta, prima di cedere di schianto, in maniera inopinata. Queste premesse, rendono il 76(3) 63 62 in due ore e 4 minuti ,con cui Murray ha battuto Gasquet, ancor più significativo, di quanto già non lo sia, per il fatto di aver regalato al britannico il 4° quarto di finale a Church Road e la possibilità di giocarsi l’accesso a quella che sarebbe la sua terza semifinale contro un avversario ampiamente alla portata, come il sorprendente qualificato Lukasz Kubot oppure Feliciano Lopez(al momento il polacco è avanti 2 set ad uno). Il modo autoritario con cui lo scozzese ha superato l’ostacolo francese è indice di grandissima sicurezza in se stesso, segnale, forse, di completa maturazione, dopo anni di incompletezza cronica, soprattutto a livello mentale, che ha impedito a Murray di alzare un trofeo dello slam e di consacrarsi nella storia del tennis. Una vittoria di testa e di tattica quella del 24enne di Dunblane, bravissimo ad innalzare il livello del proprio tennis nella fase cruciale del match, quel tiebreak giunto al termine di un primo set giocato ad altissimo livello da entrambi, ma in cui la maggiore intelligenza del britannico, che lo ha portato a giocare in maniera più aggressiva nel momento importante, ha solcato la differenza tra i due tennisti, fino ad allora in assoluta parità. Proprio l'aver conquistato gioco di spareggio è stato l’ovvio spartiacque dell’incontro. Le speranze di successo del francese infatti, erano troppo legate al primo parziale, visto che fisicamente lo scozzese è almeno due spanne sopra all’ex enfant prodige di Beziers ed è ben più avvezzo a giocare lunghe maratone. Erano proprio i precedenti, tanto sbandierati alla vigilia, a confermare questa impressione. Inoltre per la prima volta a Londra oggi è comparso il caldo e con esso le speranze di rimonta di Gasquet, si riducevano ulteriormente. I due set successivi, non hanno fatto che confermare questa facile profezia. Con il passare del tempo infatti il rendimento alla battuta di Gasquet si è allontanato sempre di più dagli straordinari numeri della prima partita, non tanto per la percentuale di prime palle in campo, quanto piuttosto in termini di efficacia. Murray si è fatto maggiormente aggressivo e per il francese c’è stato poco o nulla da fare. Nessuna colpa eccessiva, a mio avviso, può essere imputata all’allievo di Riccardo Piatti, se non forse quella di essersi incaponito eccessivamente a giocare troppo sulla diagonale sinistra, sulla quale Murray ha dimostrato di saper non solo reggere benissimo il confronto, ma di essere addirittura superiore a quello che è considerato il miglior rovescio del circuito. Giudizio secondo me viziato dalla bellezza estasiante del colpo di Gasquet, che a mio avviso è inferiore di molto in termini di solidità ed efficacia ai rovesci di Djokovic e dello stesso Murray. La differenza tra il francese ed i top 5 è segnata da un fisico non all’altezza dei primi cinque e da un diritto troppo costruito, oltre che discontinuo, per poter permettergli di giocarsela con i migliori del mondo, se non sulla corta distanza. Conscio di ciò, Gasquet ha provato ad interpretare il match in maniera propositiva, cercando lo scambio breve, ma la scelta si è rivelata un'arma a doppio taglio, vista la qualità dei colpi di sbarramento del britannico. Nonostante una maggiore percentuale di prime (80% contro il 56% di Andy), di punti con la seconda (71% a 53%), di colpi vincenti (17 a 13) e di punti alla risposta (34% a 26%), Richard ha pagato a caro prezzo due errori banali nel tie-break dove Andy, invece, è stato impeccabile. Nel secondo set Murray ha iniziato a prendere le misure al servizio di Gasquet, costretto ad annullare la prima palla break dell’incontro sullo 0-1. La minaccia, però, è stata sventata provvisoriamente perché sul 3-4 un passante vincente di rovescio ha propiziato ad Andy una seconda palla break sulla quale il transalpino ha steccato il rovescio. Di fronte ad un Gasquet calato al servizio (1 punto su 2 con la seconda) e in risposta (21%), Murray ha chiuso 6-3 il secondo set. Richard, pur avendo rimontato due set solo una volta in carriera (contro Roddick a Wimbledon 2007), ha provato a rimanere in partita ma uno splendido dritto incrociato di Murray ha portato lo scozzese avanti di un break anche nel terzo parziale (3-2), archiviando di fatto il match. Salito in cattedra contro un avversario sparito dal campo, il numero 4 del mondo ha ottenuto un nuovo break nel settimo game e, annullata un’ultima palla break, ha chiuso l’ultimo parziale 6-2. Per Murray, reduce dal successo al Queen’s, si tratta dell’ottava vittoria consecutiva sull’erba. Aspetto da sottolineare la scelta di Murray di giocare i punti più importanti del match in spinta e non in difesa, facendosi arteficie del proprio destino. In passato infatti una delle critiche che più spesso venivano mosse allo scozzese, era quella di rimanere eccessivamente passivo nei momenti in cui la partita, richiedeva di fare qualcosa in più dell’avversario per poter avere la meglio.

Mikhail Youzhny c’avrà pensato, quando sabato sera ha conosciuto il nome dell’avversario del suo sesto ottavo di finale a Wimbledon (oltre non è mai andato nelle sue partecipazioni allo slam erbivoro): Roger Federer conduceva infatti per 10-0 nei precedenti, e 22-2 nel computo dei set (l’ultimo vinto addirittura nel 2003). Numeri pesanti contro chiunque, figuriamoci contro uno dei papabili al ruolo di miglior tennista di tutti i tempi. Ed il campo ha dato ragione a queste ipotesi di “sudditanza psicologica”, confermando per l’undicesima volta il trend della serie, seppure con qualche difficoltà imprevista: lo svizzero si impone infatti in rimonta col punteggio di 6(5)-7 6-3 6-3 6-3 in circa 3 ore di gioco, ed ora sfiderà Jo-Wilfried Tsonga per un posto in semifinale. Un evento piuttosto raro, il set perso oggi: Federer sui prati inglesi in carriera vanta infatti, con la vittoria odierna, 6 sconfitte su 65 incontri disputati, con 189 set vinti. Youzhny è il diciassettesimo giocatore (undicesimo tra quelli ancora in attività) a vincere almeno un parziale contro lo svizzero sui campi di Wimbledon, per un totale di 35 set persi (il 15,6 % di quelli giocati): il nome del russo si affianca a gente del calibro di Rafa Nadal, Tim Henman, Yevgeny Kafalnikov. E di Pete Sampras, l’unico insieme a Youzhny ad essere stato capace di vincere almeno un parziale (ne vinse due nel 2001) negli ottavi di finale londinesi contro lo svizzero. Che non perdeva un tie break a Wimbledon dalla finale del 2006 contro Nadal. Su un court 1 che aveva visto prima la sconfitta di Serena William, e poi la vittoria netta di Novak Djokovic, il pubblico (tra cui spiccavano Mirca e papà Federer) si aspettava una piacevole chiusura di questo “Super Monday”. E Roger non ha voluto deludere le aspettative, mostrando tanti colpi del suo vasto ed elegante repertorio: servizio efficace, dritto autoritario e rovescio centrato. Con un avversario come Youzhny, poi, dotato di un rovescio sublime che gli è valso per alcuni il soprannome di “pittore” (per altri è invece “il soldatino”, per il modo con cui saluta il pubblico al termine delle sue vincenti partite), lo spettacolo non poteva che essere gradevole. Confronto tra stili puliti e molto tecnici, nulla a che vedere col tennis muscolare di questo momento storico. L’equilibrio la fa da padrone per tutto il primo set, dove entrambi non hanno occasioni di rottura e si è giunti al tie break: l’inizio sembra un grande classico, col giocatore più “debole” che commette un errore (doppio fallo) e lo paga nell’esito finale. Non è questo il caso, Youzhny spinge col rovescio e sfruttando qualche errore di troppo dello svizzero riesce clamorosamente a vincere la lotteria per 7-5. Ma la partita cambia quasi subito direzione: un gioco d’attacco, che costringe il russo a colpire troppo fuori dal campo, regala a Federer il break nel quinto gioco del secondo set (nastro svizzero su drop il colpo decisivo), che viene poi difeso agevolmente con un servizio inattaccabile per il resto del parziale, e bissato nel gioco conclusivo, grazie ad un attacco lungo di Youzhny. Quando il russo sciupa 5 palle break nei primi due giochi in risposta del terzo game, di cui 4 nel primo game, la questione della sudditanza torna preponderante in sala stampa: Federer ritrova il suo passato killer istinct, sfrutta ancora una volta il tweener (questa volta però non per un punto diretto, ma grazie ad uno smash sbagliato dall’avversario) e si invola sul 5-0, diventando, se ancora ce ne fosse bisogno, padrone assoluto del match. Tutto confermato anche in avvio di quarto set, sul cui esito non ci sono mai stati onestamente dubbi. Numeri ancora da ritoccare nella straordinaria carriera di Roger Federer. Diventano 29 i quarti di finale raggiunti nelle ultime 29 prove dello Slam (il precedente record era di Jimmy Connors, a quota 27): l’ultimo a fermarlo prima, Guga Kuerten, al Roland Garros 2003, è una pagina sempre più impolverata nella galleria dei ricordi dello svizzero. In totale, Roger è giunto tra gli ultimi 8 negli Slam in 34 circostanze, su 51 partecipazioni totali (il 67% delle volte, che diventa addirittura il 75% se consideriamo i dati dal 2001). 10 i quarti di finale a Wimbledon, gli ultimi 9 consecutivi: Mario Ancic l’autore dell’eliminazione al primo turno 2002, prima dell’inizio della clamorosa striscia (6 volte Roger ha vinto il trofeo). La corsa per agganciare Sampras e William Renshaw a quota 7 vittorie entra ora nel vivo. Facendo il paragone con gli anni passati, Roger arriva ai quarti avendo perso un solo set (come nel 2003, 2005 e 2007, quando però ebbe un walk over, tutte occasioni in cui trionfò). Fece meglio, con la fedina immacolata, nel 2004, 2006 e 2008 (quando venne sconfitto in finale da Nadal); la prestazione peggiore fu nel 2010 (3 set persi): per Federer arrivò il peggiore risultato degli ultimi 8 anni a Wimbledon, con la sconfitta nei quarti. Una eventualità che ora lo svizzero non vuole prendere in considerazione.

Nei quarti di finale Federer affronterà Jo-Wilfried Tsonga, che ha eguagliato i quarti di finale raggiunti nella scorsa edizione sconfiggendo in tre set David Ferrer. Il numero 12 del tabellone si è imposto per 63 64 76(1) senza mai cedere il servizio in tutto il match contro un avversario non particolarmente adatto all’erba, ma di certo valido alla risposta. Impressionante il 93% realizzato dal transalpino con la prima palla, con un notevole 66% di primi servizi in campo. I precendenti sono 4-1 per Federer.

Novak Djokovic batte Michael Llodra per 63 63 63 in match più atteso del dovuto. Il ‘Paziente inglese’, in crisi d’identità su una superficie che dovrebbe tradizionalmente appartenere a un Panda come lui e che lo ha visto da sempre ai margini, ha nuovamente deluso. Non solo rallentamento. Qualcosa non ha mai ingranato sui campi di Church Road per l’ormai 31enne parigino, al suo miglior risultato in carriera con gli ottavi di quest’anno. Troppo solido Djokovic, impaurito alla vigilia dalla maestria del mancino francese a rete (oltre che dal precedente di Bercy), ben tranquillo in campo, dove non è mai sembrato dover spingere sull’acceleratore. L’inizio è stato decisamente in discesa per Nole. Il transalpino infatti parte nel peggiore dei modi, consegnando ad un incredulo serbo il primo turno di servizio, ceduto a zero grazie a tre doppi falli. Llodra ci mette un po’ a riprendersi dallo shock, e rientra in partita giusto in tempo per annullare due palle del 5-1 per il numero due del mondo. Dopo essere sfuggito all’onta del doppio break, il transalpino riesce a domare l’arrembante avversario, ma non riesce ad andare oltre la difesa dello svantaggio, e così si concretizza in soli 28 minuti il 6-3 per Djokovic. Il secondo set inizia in modo più equilibrato, e rispetta la regola dei servizi fino al 3-3 quando il serbo ingrana una marcia superiore e conquista un parziale di tre giochi a zero con due break che gli regala un solidissimo vantaggio di 6-3 6-3 con la ciliegina sulla torta di servire per primo anche nella terza partita. Dimenticavamo di sottolineare che Llodra non ha avuto a disposizione neanche una palla break nelle prime due partite, un dato che rimarrà identico anche a fine match. Il terzo set non racconta una storia molto diversa. Anche in questo caso la parità dura sei games, e poi il Djoker piazza tre game finali per portare a casa il match. Unica differenza, il fatto che ci sia voluto un solo break per confezionare tale vantaggio. Il match si chiude così per 63 63 63 dopo un’ora e quaranta minuti di dominio serbo. Le sue parole a fine match: "Non è mai facile. Ho dovuto alzare il mio livello per togliergli il servizio. Sono molto contento della mia prestazione, non era facile gestire il match in questo modo contro uno specialista come lui. Ora Tomic nei quarti: ha un grande talento, diventerà sicuramente un top player fra qualche anno".

Affrontava per la prima volta gli ottavi di finale di uno Slam e ha vinto senza patemi in un'ora e 20 minuti. A dispetto dei soli 18 anni e 255 giorni sulla carta d'identità l'australiano Bernard Tomic ha messo in mostra una maturità e una freddezza sorprendente per la sua giovane età maltrattando il belga Xavier Malisse, un ex semifinalista a Wimbledon (nel 2002) la cui maggior esperienza non è bastata per evitare un pesantissimo 61 75 64 contro un tennista di 12 anni più piccolo. L’australiano, numero 158 Atp, è il più giovane giocatore nei quarti a Wimbledon dal 1986 (Boris Becker). Bernard ha realizzato 37 vincenti a fronte di soli 8 errori e zero doppi falli, ed ha chiuso la pratica in appena 81 minuti. Tomic è anche il primo qualificato a raggiungere i quarti dal 2000 (Vladimir Voltchkov). Da lunedì, inoltre, l’australiano scavalcherà Lleyton Hewitt diventando il primo australiano nel ranking Atp.

Il tabellone ha oggi perso il finalista dello scorso anno, Tomas Berdych, che si è arreso nettamente a Mardy Fish confermando il passo indietro che ha caratterizzato il suo 2011. L’americano, testa di serie numero 10, ha prevalso per 76(5) 64 64, ed ha condiviso con Tsonga la prestazione al servizio, almeno nelle palle break. Anche Berdych non ha concretizzato nessuna delle due chance offertegli da Fish e si è arreso ad un servizio leggermente meno devastante di quello di Tsonga, ma altrettanto efficace. Per Fish è il primo quarto di finale a Wimbledon, e solo il terzo in carriera a livello di Slam. Il prossimo avversario sarà Rafa Nadal.

Aveva ragione Rafael Nadal a temere il suo ottavo di finale contro Juan Martin Del Potro, come dargli torto. Certo, l'argentino a Church Road mai in carriera era andato oltre il secondo turno nelle precedenti tre apparizioni, ma era facile prevedere che le sue micidiali botte avrebbero scalfito anche la corazza del numero uno del mondo, il quale passa comunque a pieni voti quello che era il primo vero test impegnativo nella sua rincorsa al terzo titolo di Wimbledon che come prossimo ostacolo gli proporrà Mardy Fish. Atttenzione all'americano. Sebbene per lui qui sia la prima ai volta ai quarti nonostante i 29 anni sulla carta d'identità il suo tennis si adatta splendidamente a questo tipo di superfici. Non a caso è stato in grado di superare in 3 set Tomas Berdych, finalista nella passata edizione. La partita è stata molto equilibrata, come da pronostico. Il maiorchino ci ha messo 3 ore e 48 minuti a sbrogliare la matassa rapppresentata dal tennista argentino. Sarebbe stato molto meno senza due lunghe pause per Medical Time Out, la prima voluta da Nadal, la seconda richiesta da Delpo per un brutto scivolone. Nell'arco di tutto questo tempo si sono registrati solamente due break, uno per parte. A dispetto del perenne testa a testa in termini di punteggio il fatto che Rafa non sia comunque dovuto ricorrere al quinto parziale e il 3 set a 1 finale (76(6) 36 76(4) 64) meglio fotografano l'attuale gap tecnico esistente tra questi due straordinari giocatori, che c'è ed è abbastanza evidente. Non è potuta non saltare all'occhio la maggior varietà di soluzioni in possesso di Nadal, palesemente più a suo agio sui prati e in grado di dominare decisamente meglio la superficie rispetto al suo avversario, al contrario costantemente costretto ad aggrapparsi ad un unico appiglio: la potenza devastante del suo braccio. Partendo da questa il nativo di Tandil si è anche costruito i presupposti per dei discreti attacchi. Soprattutto con la battuta negli ultimi 3 parziali è decisamente aumentata la frequenza delle discese a seguito del servizio, ma si ha come l'impressione che la conquista del secondo set sia stata più frutto di un passaggio a vuoto dell'iberico, che nell'ottavo game ha letteralmente regalato 3 quindici facendo scappare Delpo sul 5-3, che della maggiore propensione in avanti dell'argentino, il quale per rendere ancora più efficaci tali variazioni sul tema avrebbe dovuto provare maggiormente ad aprirsi gli angoli anzichè cercare solo righe e profondità. L'esplosività dei colpi e in particolare di un servizio mortifero gli è comunque servita per non concedere palle break al più quotato avversario nei due set centrali e annullare le 3 offerte (2 erano set point sul 4-5) nella frazione iniziale. Peccato che lo stesso fondamentale lo abbia tradito con un terribile doppio fallo nell'ultimo punto del primo tie break. Certo che il modo con cui Nadal ha utilizzato il campo e ha scelto alla perfezione quale arma usare tra le tante a disposizione in un bagaglio tecnico che ormai sembra non avere più limiti hanno messo in luce un abisso tra i due. Con quale facilità Rafael Nadal alternava dirittoni in top a back bassi e corti che chiamavano in avanti o costringevano ad abbassarsi l'avversario. Tutte palle e situazioni che per uno spilungone non propriamente a suo agio nei pressi della rete rappresentavano dei veri e propri incubi e che spiegano in parte gli errori commessi dall'argentino in alcuni passsaggi chiave del match, quelli in cui, come sempre, Nadal è stato perfetto. Uno su tutti il sesto punto del tie break del terzo set (sulla situazione di un set pari) che ha fatto girare la partita in favore dello spagnolo. Risposta corta su cui Del Potro è stato costretto ad attaccare, il diritto è terminato oltre la riga di fondo, Nadal è volato 4-2 e da lì non è si è fatto più riprendere. Nella quarta partita poi la minor lucidità di Palito dovuta alla stanchezza ha fatto la sua parte. In tutto ciò Nadal ha anche ricavato più del suo avversario in termini di servizio, in particolare sfruttando uno slice mancino che Del Potro non digeriva. 13 aces, contro gli 11 di Palito, 73% di prime (Palito 70%) 79% di punti ottenuti con la prima (76% Palito). Perfino nel confronto con il colpo che ha funzioanto meglio dal lato dell'argentino è stato Nadal a uscire vincitore. Nonostante tutto il campione dello Us Open 2009 ha avuto la sua grande occasione che, se sfruttata meglio, avrebbe potuto dare una piega diversa all'incontro. Nel dodicesimo gioco del primo set, a seguito di un fantastico diritto lungolinea, Nadal accusava un forte dolore al piede sinistro e al termine del game si vedeva costretto a chiamare un medical time out che, per via dell'eccessiva durata e della lunga pausa generata (circa dieci minuti) proprio prima dell'inizio del tie break, ha fatto arrabbiare Del Potro, costretto a fermarsi e tornare nel suo angolo in un momento parecchio delicato. La prudenza e il non voler sforzare troppo la parte dolorante facevano perdere a Nadal i primi tre punti. A Palito non bastava però l'immediato vantaggio di 3-0, un minibreak in proprio favore sul 5-4 e un set point sul 6-5 (anche se con Rafa al servizio) per fare suo il parziale, anche perchè il numero uno del mondo, passata la preoccupazione iniziale, magicamente tornava a pieno regime, macinando col diritto come se poco prima niente fosse successo. Miracoli del fisioterapista o è la solita eccessiva facilità con cui Nadal interrompe il gioco? A voi l'ardua sentenza.

Lunedì 27 giugno 2011 - Risultati di ottavi di finale:

[1] R Nadal (ESP) d [24] J del Potro (ARG) 76(6) 36 76(4) 64
[2] N Djokovic (SRB) d [19] M Llodra (FRA) 63 63 63
[3] R Federer (SUI) d [18] M Youzhny (RUS) 67(5) 63 63 63
[4] A Murray (GBR) d [17] R Gasquet (FRA) 76(3) 63 62
[10] M Fish (USA) d [6] T Berdych (CZE) 76(5) 64 64
[12] J Tsonga (FRA) d [7] D Ferrer (ESP) 63 64 76(1)
[Q] B Tomic (AUS) d X Malisse (BEL) 61 75 64
F Lopez (ESP) d [Q] L Kubot (POL) 36 67(5) 76(7) 75 75

Risultati di 3° turno di doppio:
[8] R Lindstedt (SWE) / H Tecau (ROU) d [12] J Chela (ARG) / E Schwank (ARG) 76(6) 76(2) 76(8)
A Clement (FRA) / L Dlouhy (CZE) d [14] M Granollers Pujol (ESP) / T Robredo (ESP) 63 75 75
C Kas (GER) / A Peya (AUT) d K Anderson (RSA) / J Knowle (AUT) 76(5) 67(1) 64 57 86

Risultati di 2° turno:
[1] B Bryan (USA) / M Bryan (USA) d A Bogomolov Jr. (USA) / I Karlovic (CRO) 76(4) 64 75
[6] M Llodra (FRA) / N Zimonjic (SRB) d S Devvarman (IND) / K Nishikori (JPN) 63 64 76(5)
A Fisher (AUS) / S Huss (AUS) d [9] E Butorac (USA) / J Rojer (AHO) 64 63 63
C Ball (AUS) / S Gonzalez (MEX) d C Guccione (AUS) / A Shamasdin (CAN) 76(4) 76(6) 64
C Fleming (GBR) / R Hutchins (GBR) d G Dimitrov (BUL) / D Tursunov (RUS) 46 62 67(5) 62 64

Risultato di 1° turno:
[5] J Melzer (AUT) / P Petzschner (GER) d R Harrison (USA) / T Rettenmaier (USA) 67(4) 76(1) 64
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WIMBLEDON - LONDRA (£14.600.000):20 giugno-3 luglio 2011 - Risultati e commenti ATP by Poseidon Empty WIMBLEDON - LONDRA (£14.600.000):20 giugno-3 luglio 2011 - Risultati e commenti ATP

Post  poseidon Thu 30 Jun 2011 - 6:44

MERCOLEDI 29 GIUGNO

Si interrompe nel modo più onorevole possibile la favola londinese del 18enne Bernard Tomic che, è costretto a capitolare dinanzi Novak Djokovic, dopo aver a lungo accarezzato il sogno dell’impresa. La semifinale, però, è ad appannaggio di un tutt'altro che convincente Djokovic, impostosi faticosamente in un match di grande intensità: 62 36 63 75. Nel quale ha tremendamente sofferto contro un avversario che ha legittimato il suo approdo nei quarti. Djokovic si è espresso tra alti bassi, tra luci e ombre, accusando nel corso del match troppi passaggi a vuoto che difficilmente gli verranno perdonati a partire dalla semifinale. Il serbo è apparso ben lontano dalla sua miglior espressione e in palese disagio su una superficie che di certo non ama. Tomic, invece, è costretto ad uscire di scena a testa altissima, dopo aver rivestito, nel più prestigioso dei palcoscenici, un inatteso ruolo da protagonista. Continuerà senz’altro a far parlare di sé l’australiano, che rappresenta il futuro del tennis mondiale, intanto, però, il presente è di Novak Djokovic, il tennista più titolato di questa sontuosa stagione. Per venire a capo di un sempre più sorprendente Tomic, però, Nole ha dovuto richiamare a sé tutte le energie. Tutto lasciava presagire che il match potesse essere condotto in porto agevolmente dal serbo, dopo il 6-2 di un primo set mai in discussione. Tomic, però, si è scrollato di dosso le insicurezze e gli impacci, tanto da incamerare il secondo set e annettere un break di vantaggio in avvio di terzo. L’australiano, però, complice un prolungato passaggio a vuoto,è incappato in un sanguinoso black-out, che ha dato modo a Djokovic di tornare in possesso dell’inerzia. Il quarto set è caratterizzato da uno scambio di break, fino a quando, sul 5 pari, il campione serbo ha compiuto l’allungo decisivo grazie ad un break che ha legittimato nell’ultimo turno di servizio, quello che gli ha consegnato l’ingresso in semifinale. L’australiano ha dato la riprova di avere un talento purissimo che scorre nel braccio, affrontando senza timori reverenziali Djokovic e mettendolo a più riprese in enorme difficoltà. Ha tenuto lo scambio con insospettabile naturalezza, cercando prima di addormentare il gioco, per poi assumere l’iniziativa con fulminei affondi di dritto e di rovescio. Fin dai primi scambi si avverte palpabilmente la tensione di Bernard Tomic, comprensibilissima per un 18enne chiamato a disputare primo quarto di uno Slam . L’australiano è costretto a rincorrere fin dall’inizio e a smarrire il servizio nel game d’apertura di un match che si apre nel segno di Nole. Il serbo di Belgrado varia opportunamente il gioco proponendo a Tomic sempre una palla dissimile dall’altra; grazie a variazioni di ritmo e soluzioni in drop che mettono alle corde l’australiano. Per di più, Djokovic, serve impeccabilmente ed ha un’altra solidità da fondo campo. Al break in apertura, ne segue un altro nel settimo game in favore di un Djokovic nel pieno controllo delle operazioni. Così, il primo parziale il numero 2 del mondo lo risolve in suo favore con un emblematico 6-2 in appena 34 di gioco. Nell'incipit del secondo set, Tomic, riesce per la prima volta ad aprire delle brecce sul servizio Djokovic e, approfittando di un improvviso passaggio a vuoto del serbo, il rampante australiano, opera il break che gli permette di issarsi sul 3-1. Al calo di intensità di Nole, coincide la crescita del rendimento di un Tomic trasformato rispetto a quello inconcludente e ed emozionato del primo. L'australiano varia di più il gioco, con i suoi backspin che creano non poche difficoltà ad un Djokovic quanto mai falloso. Indietro 4-1, Djokovic rischia di sprofondare sotto di due break, se solo non chiedesse e ottenesse aiuto a quel servizio che, dopo essere funzionato a meraviglia nel primo set, ha cominciato a girare a vuoto nel secondo. Tomic, però, mette a frutto il break ottenuto nel quarto gioco che gli permette di condurre in porto un secondo set nel quale dà uno spaccato di tutto il suo talento. Con pieno merito, perciò, Tomic annette il secondo parziale per 6-3, riportando in parità il conto dei set. Il terzo parziale prosegue sulla falsariga del secondo, con Djokovic che smarrisce il servizio nel game d’apertura. Il braccio di Tomic si fa sempre più libero e sciolto da quei condizionamenti che l’avevano frenato nel primo set. In tal modo l’australiano manovra ottimamente il gioco, al cospetto di un Djokovic calato vistosamente e assai poco reattivo negli spostamenti.Nel tennis, si sa, gli scenari cambiano mutevolmente, e succede che Tomic, a causa di un improvviso calo di concentrazione, restituisca il contro break ad un Djokovic che rientra compiutamente in un terzo set che si era complicato non poco. Il passaggio a vuoto di Tomic assume i connotati della rottura prolungata, tanto che Djokovic ne approfitta, effettuando un nuovo break che gli permette, grazie ad una serie di 5 giochi consecutivi, di allungare definitivamente le mani sul terzo set. Il quarto set sembra la prosecuzione della fine del terzo, con Djokovic che confeziona il break nel game d’apertura, dinanzi un Tomic improvvisamente uscito fuori dal match. L’australiano, però, con uno slancio d’orgoglio ritorna ai livelli d'intensità del secondo set, operando il contro break e riportando il quarto set su binari paralleli. Sotto 5-4, Djokovic, rischia grosso, scivolando sotto 0.-30 nel tentativo di salvare il set. Con classe e freddezza, però, il campione serbo riemerge da una situazione di potenziale pericolo impattando sul 5 pari. E’nel game susseguente che Djokovic spezza il sottile filo dell’equilibrio in suo favore, centrando il break ai vantaggi con una pregevole soluzione con il drop di rovescio. E’il dodicesimo game quello che regala ad un altalenante Djokovic la conquista del quarto set e, soprattutto, di un accesso in semifinale più sofferto di quanto ci si aspettasse. Ma se vorrà sferrare l'assalto al titolo dei Championships, il campione di Belgrado dovrà elevare e non poco il proprio livello di gioco, apparso tutt'altro che inappuntabile quest'oggi.

Jo Wilfred Tsonga, 26 anni, numero 19 del ranking ATP, batte 36 67 64 64 64 Roger Federer nei quarti di finale del torneo di Wimbledon, ed accede per la prima volta in carriera in semifinale nello Slam londinese, contro Novak Djokovic (precedenti 5-2 per il francese). Terza semifinale a livello di Slam per lui (le altre due in Australia, 2008 e 2010, bilancio 1 vinta e 1 persa). Per il secondo anno consecutivo Federer si ferma ai quarti di finale a Wimbledon (settima sconfitta qui in carriera,l’anno scorso lo battè in 4 set Thomas Berdych, poi finalista), rimandando ancora (definitivamente?) l’aggancio a Sampras e Renshaw a quota 7 titoli . Una prestazione molto positiva nei primi due set, per il campione svizzero, che però dopo è stato troppo passivo, lasciando l’iniziativa in mano a Tsonga, che specie col dritto comandava troppo da fondocampo, meritando ampiamente il successo. Una vittoria clamorosa, non certo preventivabile alla vigilia, meno che mai per come si è sviluppato inizialmente il match. Alzi la mano chi, da casa o sul campo centrale baciato dal sole, avrebbe mai pensato, dopo il tie break del secondo set, che il francese avrebbe potuto vincere questa partita. Roger Federer conduceva infatti per due set a zero (6-3 7-6), aveva vinto il primo parziale grazie ad un break nel secondo game, ed il secondo per 7-3 al tie (il 301esimo della sua carriera tra l’altro). Nella sua storia a Wimbledon, lo svizzero vantava prima di oggi un record di 55 vittorie (e 0 sconfitte) in quei match dove era stato capace di vincere il primo parziale. Ed addirittura negli Slam non aveva mai perso (178 match) dopo aver vinto i primi due set (in carriera gli era successo solo in due occasioni, in Coppa Davis contro Hewitt nel 2003 e nella finale della Masters Cup 2005 contro Nalbandian). Ma i record sono fatti per essere infranti. E questo lo manda in frantumi un omone nero, dalla straordinaria somiglianza con Cassius Clay: come il pugile, anche Tsonga picchia duro (col servizio e col dritto) e sfianca i suoi avversari. La dote principale, emersa oggi, è stata quella del non arrendersi mai. D’altronde, Federer aveva avuto palle break sono nel secondo gioco del primo set. Perché arrendersi, perché mollare? Avrà pensato questo Jo, continuando a spingere. Il francese ha costruito il proprio capolavoro grazie a una superba prestazione al servizio: ha perso la battuta nel secondo game del match e poi non ha più concesso neanche una palla break al sei volte vincitore di Wimbledon. E’ solo la terza volta in carriera che Federer finisce sconfitto dopo essersi aggiudicato i primi due set e non era mai successo in uno Slam: i precedenti con Hewitt in Coppa Davis e con Nalbandian in finale al Masters. Tsonga inizia con il piede sbagliato e gioca un secondo game sciagurato, in cui inanella un errore dopo l’altro, compreso un dritto in rete che consegna il 2-0 a Federer. L’elvetico appare subito in palla e si permette anche qualche ricamo, come un pallonetto di rovescio e una veronica che strappano gli applausi convinti del Centre Court. “Roger, you are a genius!”, grida un tifoso. Sul 3-1, però Federer è costretto a fronteggiare due palle break, annullate con un servizio vincente e un rovescio in rete del francese. Tsonga fa fatica a tenere l’alto ritmo imposto dall’avversario da fondocampo e prova ogni tanto a variare il gioco con il serve&volley, senza grandi risultati. Federer non perde un colpo e chiude il primo set 6-3 dopo ventisette minuti di gioco. Tsonga esordisce nel secondo set con un doppio fallo e sembra un cattivo segnale, invece si riprende bene e porta a casa il primo game. Il match si fa più equilibrato, perché il francese serve bene e conquista i propri turni di battuta con una certa autorità. Federer lo chiama spesso a rete, ma lui non si scompone e mette a segno anche alcune pregevoli volée. Il punteggio segue l’alternarsi dei servizi e non si arriva mai ai vantaggi. Solo una volta Roger concede il 30-30, ma mette subito le cose a posto con un dritto in campo aperto e un servizio vincente. Ad animare la situazione ci pensa Tsonga che, sotto 5-4 15-0, è autore di uno spettacolare tuffo: non ottiene il punto, ma si consola con la standing ovation del Centrale. Si arriva così al tiebreak, con Federer in vantaggio “ai punti”: ne ha persi solo cinque sul proprio servizio, mentre Tsonga nove. L’equilibrio viene spezzato subito: Tsonga inizia con una volée lunga, poi mette a segno due errori gratuiti e Federer vola 5-0, poi 6-1. Il francese dà il meglio di sé quando è troppo tardi; annulla i primi due setpoint con un gran dritto e una volée smorzata, ma al terzo si deve arrendere, quando lo svizzero mette a segno un dritto in contropiede che gli vale il 7-3 definitivo. Ci si aspetta un terzo set rapido, invece Tsonga non ha nessuna voglia di alzare bandiera bianca. Si fa subito aggressivo e Federer ha i suoi problemi nel contenerlo. Sull’1-1, Roger va sotto 15-40 e cancella le due opportunità con un servizio vincente e uno stupendo dritto, poi però si deve arrendere; Tsonga si conquista una terza occasione e la sfrutta con un passante di dritto lungolinea, che tocca un pezzetto di riga come certificato dal Falco. Da quel momento in poi Tsonga non soffre mai nei propri turni di battuta e sul 5-4 va a servire per il set. Il game è ricco di emozioni. Il francese manca i primi tre setpoint (a causa di due errori e di un passante di rovescio di Roger), però al quarto chiude il set 6-4 grazie a un servizio vincente. Sulle ali dell’entusiasmo, il transalpino diventa inarrestabile e inizia a martellare di dritto con una violenza pazzesca. Roger viene messo alle corde da “Ali” Tsonga e al terzo game è costretto a cedere il servizio dopo aver subìto l’ennesimo dritto a sventaglio. Il francese è in trance agonistica, non cede la battuta dal secondo game del match e si concede uno smash in salto per la gioia dei fotografi: 4-2. E al momento di servire per il set, non gli viene il “braccino”; anzi, spara un ace dopo l’altro e chiude 6-4. Prima dell’inizio del quinto set, Federer esce dal campo per schiarirsi le idee. Ma i risultati sono pessimi: Roger continua a essere impallinato da fondocampo e Tsonga porta a casa il break nel game d’apertura. Jo-Wilfried non dà il minimo segno di cedimento e vola 3-1, mentre lo svizzero è con le spalle al muro. Avanti 3-2, il francese commette qualche errore e va sul 30-30, ma rimette subito le cose a posto con l’ennesimo ace: 4-2. Brividi al momento di servire per il match sul 5-4? Nessuno. Il servizio vincente finale è la firma di Tsonga sul suo capolavoro. Che siano giunti i titoli di coda per uno dei più grandi di tutti i tempi?

Per il terzo anno consecutivo, e per la terza volta in carriera in 6 partecipazioni, Andy Murray arriva tra i migliori quattro del torneo di Wimbledon. Lo scozzese ha superato, nel suo match di quarti di finale lo spagnolo Feliciano Lopez con il punteggio di 63 64 64 in un’ora e 58 minuti di gioco. Nelle precedenti due occasioni in cui Murray ha raggiunto il penultimo atto del torneo, nel 2009 e nel 2010, è sempre capitolato sotto i colpi di Andy Roddick e Rafael Nadal. Venerdì sarà ancora lo spagnolo , a tentare di sbarrare la strada dello scozzese. In caso di vittoria in semifinale, un giocatore britannico tornerebbe a giocare l’atto finale dei championship, dopo 73 anni: l’ultimo suddito di sua maestà in finale fu infatti Bunny Austin nel 1938, mentre l’ultimo ad alzare la coppa, come sappiamo, fu Fred Perry nel 1936. La conquista della terza semifinale a Church Road(la settima a livello slam), permette di fare un parallelo tra Murray ed un altro tennista britannico, protagonista a Wimbledon a cavallo tra 20esimo e 21esimo secolo, ovvero Tim Henman. Tiger Tim si issò fino alla semifinale per ben 4 occasioni in cinque anni (dal 1998 al 2002), ma non riuscì mai a centrare la finale (perse per due volte da Sampras, una da Ivanisevic al quinto set ed una da Hewitt). Ovviamente il Regno Unito intero si augura che Murray non emuli il suo connazionale nel rendimento in semifinale. Non poteva certo essere un ostacolo probante Feliciano Lopez, che con il suo tennis offensivo, tanto spettacolare, quanto fragile, esalta al massimo le doti di ribattuta e di difesa di Andy Murray, che si è divertito nel corso dell’intero match a ribattere gli attacchi dello spagnolo con passanti e risposte eccellenti, oltre ad alcuni recuperi favolosi. Lo scozzese ha confermato le buone sensazioni già messe in mostra contro Gasquet. Ben concentrato per tutto il match, il britannico ha badato al sodo, senza strafare con colpi ad effetto inutili, mantenendo altissima l’attenzione nei sui game di battuta, così da poter capitalizzare al massimo i break operati in maniera chirurgica a metà dei tre set. La preoccupazione più grande per il britannico è stato un fastidio nella zona addominale, comparso ad inizio terzo set in seguito ad una scivolata, che non lo ha limitato nei movimenti o nel gioco, ma che lo portava a toccarsi la zona interessata dopo ogni punto. Feliciano Lopez, che per altro aveva sempre perso nelle precedenti 4 sfide con Murray, oltre ad essere tecnicamente impotente di fronte alla solidità dello scozzese, non è sembrato nemmeno vivere una delle sue migliori giornate, forse segnato dalla lunga maratona contro Kubot in ottavi di finale. Questo appannamento si è riscontrato in un servizio non efficace come al solito, in una risposta pressoché inesistente (ad eccezione delle 2 palle break conquistate sul finire dell'incontro) ed in alcuni orrori a rete, insoliti per un giocatore con la sua mano. Per lui resta comunque un grande torneo, impreziosito dallo scalpo di Roddick, ed il terzo quarto di finale londinese in carriera, che gli permetterà di salire in classifica mondiale. Del resto l’Andy Murray, versione Wimbledon 2011, è un giocatore troppo solido e soltanto uno tra i migliori quattro del mondo può pensare di batterlo. Per quanto visto fino ad oggi nel torneo, considerata anche la sorprendente eliminazione di Federer, mi sento di dire che il vincitore del trofeo, probabilmente uscirà dalla sfida tra lo scozzese e Rafa Nadal, perché sia Djokovic, che Tsonga, non hanno mostrato, finora, la solidità e la continuità palesata dai semifinalisti della parte alta. Il primo set si è sbloccato nel sesto game, quando è giunto il primo break dell’incontro, poi difeso senza troppi patemi dall’idolo di casa, che avrebbe potuto chiudere già sul 5-2 quando ha visto sfumare tre set point. Stessa storia o quasi nel secondo set, quando il break è giunto nel quinto game, conducendo ad un 6-4 finale senza troppi sussulti. Il terzo set, a sua volta, è stato una replica del secondo nell’evoluzione del punteggio, con un’unica eccezione, le due palle break concesse da Murray sul 4-3 in suo favore, prime ed uniche dell’intero match. In entrambi i casi Lopez manda lunga l’opportunità di riaprire il set e si consegna all’inevitabile 6-4 finale che chiude un match senza particolari emozioni, in cui Murray ha dimostrato una certa maturità. Ecco le parole di Andy all'uscita dal campo: "Feli era un po' stanco, io ho giocato bene ed ho approfittato di ciò. Capita ogni tanto di sentire dolore agli addominali, nei cambi di direzione. Non credo di avere nulla di particolare, ma anche fosse così, sono abituato a convivere con il dolore. E' già successo in Francia e non avrò problemi se dovesse accadere anche qui."

In attesa di sapere se riuscirà a infilare per la terza volta la doppietta Roland Garros-Wimbledon, una cosa che riuscì solo a Bjorn Borg tra il 1978 e il 1980, Rafael Nadal conquista la 16esima semifinale Slam della carriera. Lo fa a 25 anni e 30 giorni, secondo tennista più giovane a tagliare questo traguardo dietro proprio allo svedese, che centrò l'obiettivo a 25 anni e 28 giorni. La differenza è incredibilmente minima, mentre comincia a essere di un certo rilievo nel confronto con Roger Federer. Il recordman di Slam fece infatti la 16esima semifinale a 26 anni e 32 giorni. E se per i tifosi dello svizzero la giornata appena conclusasi è nerissima, di tutt'altro colore è quella dei sostenitori del maiorchino. Come già accaduto nell'ottavo contro Del Potro Rafa ha perso un set, ma la circostanza era preventivabile. Il gioco di Mardy Fish sembra infatti essere fatto apposta per l'erba. Gran servizio, ottime abilità a rete e nel gioco di volo, colpi piatti e per questo resi ancor più efficaci dalla superficie. Solo con la scarsissima forma fisica che lo ha caratterizzato per buona parte della carriera e gli ha impedito in passato di conseguire risultati più consoni a uno con il suo talento si può capire come mai da queste parti non era mai riuscito ad andare oltre il terzo turno, pur avendo all'attivo sui prati un titolo (Newport 2010) e tre finali (Nottingham 2003, Halle 2004 e Queen's 2010). Il numero uno del mondo ha subito dissipato i dubbi di chi si preoccupava per la sua condizione fisica. Il match è infatti iniziato nel migliore dei modi per il maiorchino che ha strappato il servizio di Mardy Fish nel game di apertura rendendo subito semplice un match potenzialmente insidioso. Il seguito segue infatti lo stesso spartito, con uno spagnolo padrone degli scambi, complice anche la scarsa percentuale di prime palle dell’americano, che chiede molto al servizio. Basti pensare che per tenere il terzo game Fish ha servito ben tre ace. Nonostante ciò il servizio a stelle e strisce cade nuovamente nel settimo game e Nadal ha la chance di chiudere il set. Un po’ a sorpresa lo spagnolo ha un momento di esitazione e concede un controbreak che però si rivela effimero. Fish cede infatti il servizio per la terza volta e con esso un primo set in cui la differenza tra i due avversari è stata netta. Il secondo set è meno avventuroso, anche se l’esito non è molto diverso così come la morsa dello spagnolo non si attenua. Questa volta a Nadal basta infatti un solo break, giunto sul 2-1 in suo favore alla quarta chance dopo uno 0-40 sfumato grazie a tre ottimi servizi di Fish. Da quel punto in poi non succede moltissimo, ma il numero uno del mondo appare saldissimamente in sella e chiude 6-3 senza sussulti. Il break in apertura di terzo set sembra porre definitivamente il sigillo di Rafa su questo quarto di finale. Arriva quindi un po’ a sorpresa il controbreak di Mardy, bravo a prendere l’iniziativa contro uno spagnolo sorprendentemente distratto. Quello che sembra un piccolo incidente di percorso si rivela un intoppo un po’ più sostanzioso: Fish rimane infatti in partita, e, sul 6-5 in suo favore riesce a cogliere uno di quei break micidiali che valgono da soli un set. Non è la prima volta che capita quest’anno ad un Nadal che sembra combattere con qualche fantasma di troppo. La morale comunque è che Fish torna in partita ed il punteggio è 6-3 6-3 5-7, visto da parte del numero uno del mondo. Un po’ calato rispetto all’ottimo inizio, lo spagnolo comunque ritorna subito con la testa nel match e soprattutto rimette avanti la testa nel punteggio grazie ad un break nel quarto game. Questa volta non ci sono ne’ esitazioni ne’ distrazioni, ed il punteggio segue docile il servizio fino al 6-4 finale, chiuso con un serve and volley. Positiva la vittoria, ma positive sono soprattutto le condizioni fisiche del maiorchino, che oggi non ha palesato alcun problema, nè al ginocchio destro nè al piede sinistro, quello per cui fu costretto a chiamare l'interminabile medical time out nel match contro Del Potro. Anche nell'intervista a caldo Rafa ha confermato le sensazioni circa il superamento di questi inconvenienti: "Il trattamento ha funzionato, ora sto bene. La partita con Del Potro è stata dura, per un momento ho pensato di avere un infortunio serio. Per fortuna invece non è niente di importante e mi basta prendere degli anti infiammatori". Con la sconfitta di Federer schizzano in alto le sue quotazioni in chiave trionfo finale. Rafa non vuole però parlare delle proprie chances, ma si limita a commentare il risultato del match del Centrale: "Il ko di Roger mi sorprende. Mi dispiace per lui, avrebbe potuto vincere visto che era due set a zero. Tsonga è però un avversario pericolosissimo su questa superficie. Sbagli qualche turno di servizio e sei fuori". Ripetendo lo stesso copione di 12 mesi fa in semifinale Rafael Nadal dovrà giocare contro un'intera Nazione poichè il suo prossimo avversario sarà Andy Murray, sconfitto in tre set nella semi della passata edizione e con cui ha un bilancio favorevolissimo di 11 vittorie e 4 sconfitte: "Sarà un onore giocare con Murray. Negli ultimi mesi ha fatto benissimo e so che anche qui si sta esprimendo al meglio. Oltre a essere un gran giocatore è anche una grande persona. Siamo amicissimi e ci divertiamo molto insieme fuori dal campo". Dentro però sarà un'altra cosa.

Mercoledì 29 giugno 2011 - Risultati di quarti di finale:

[1] R Nadal (ESP) d [10] M Fish (USA) 63 63 57 64
[2] N Djokovic (SRB) d [Q] B Tomic (AUS) 62 36 63 75
[12] J Tsonga (FRA) d [3] R Federer (SUI) 36 67(3) 64 64 64
[4] A Murray (GBR) d F Lopez (ESP) 63 64 64

Risultati di quarti di finale di doppio:
[8] R Lindstedt (SWE) / H Tecau (ROU) d A Clement (FRA) / L Dlouhy (CZE) 36 61 46 64 12-10
C Kas (GER) / A Peya (AUT) d C Fleming (GBR) / R Hutchins (GBR) 64 64 67(2) 26 64

Risultati di 3° turno:
[1] B Bryan (USA) / M Bryan (USA) d S Aspelin (SWE) / P Hanley (AUS) 63 46 67(5) 63 16-14
[5] J Melzer (AUT) / P Petzschner (GER) d [11] W Moodie (RSA) / D Norman (BEL) 76(5) 63 46 62
[6] M Llodra (FRA) / N Zimonjic (SRB) d C Ball (AUS) / S Gonzalez (MEX) 64 76(9) 76(4)

Risultato di 2° turno:
[5] J Melzer (AUT) / P Petzschner (GER) d S Lipsky (USA) / R Ram (USA) 64 76(3) 46 63
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Post  poseidon Sat 2 Jul 2011 - 19:16

VENERDI 1 GIUGNO

Il tennis mondiale ha un nuovo re. Con la vittoria 76(4) 62 67(9) 63, in 3 ore e 3 minuti, su Jo Wilfried Tsonga in semifinale a Wimbledon, Novak Djokovic, oltre a conquistare la prima finale ai Championship, lunedì sarà il 25esimo numero uno della storia del tennis dall'istituzione del ranking Atp, scalzando Rafael Nadal, indipendentemente da come finirà questo torneo. Si interrompe, per lo spagnolo, dopo 56 settimane consecutive in vetta alla classifica(102 complessive, settimo di ogni tempo) , la decima striscia più lunga di sempre (Federer comanda questa classifica con 237 settimane di fila, sul trono del tennis mondiale). Per la prima volta dall'1 Febbraio 2004, un giocatore diverso da Federer e Nadal, sarà al comando del ranking Atp. Nole è anche il primo slavo in vetta alla classifica, nonchè, ovviamente il primo serbo in finale a Church Road. Non era una vittoria scontata quella del serbo, alla luce delle premesse che accompagnavano questo incontro: i precedenti, che recitavano un eloquente 5-2 in favore del coloured di Le Mans e l'epica rimonta dello stesso contro Roger Federer di due giorni fa. E' diventata ancor meno scontata nel momento in cui il francese ha vinto il terzo set, dopo aver recuperato per due volte un break di svantaggio ed aver annullato anche due match points. La differenza l'ha fatta a quel punto la mentalità vincente di Nole, che ha saputo rintuzzare in maniera adeguata gli assalti di Tsonga, dimostrando una volta di più di essere un vincente vero, che merita il riconoscimento di primo giocatore al mondo, anche da un punto di vista strettamente formale, dopo essere stato numero uno in pectore per molti mesi. La regolarità, il ragionamento, la lucidità tattica di Djokovic, hanno avuto la meglio sull'esplosività, l'istino e l'incoscienza di uno Tsonga, troppo discontinuo in battuta(al contrario di quanto mostrato contro Federer) e davvero fragile nello scambio, specie sulla diagonale sinistra. Inoltre la risposta di Djokovic è stata importantissima per attutire la potenza dei servizi, ma anche perchè l'angolazione e la profondità, che il serbo riusciva a raggiungere con questo colpo, gli ha permesso di tenere lontano dalla linea di fondo il francese, impedendogli quasi sempre, di colpire da fermo. Esattamente quello che non è riuscito a Federer due giorni fa. Le sportellate di diritto del francese hanno avuto piena efficacia soltanto nella prima parte della prima partita, quando Djokovic è sembrato essere leggermente teso e nel finale del terzo set, quando tutte le speranze sembravano perse ed il braccio del francese era libero da ogni pressione, sicuramente la fase più spettacolare e calda dell'incontro. L'ardore dei colpi del francese per il resto dell'incontro non è stato quello dei giorni migliori, ed ha finito per spegnersi, quasi totalmente, contro la solidità del serbo, troppo abile in difesa e bravissimo a far giocare sempre un colpo in più a Tsonga, forzato così a commettere un numero di errori eccessivo, per poter sperare di far partita contro Robo-Nole.Il quale, dopo la falsa partenza, praticamente, non ha sbagliato più nulla per due set e mezzo, prima di rimanere vittima di un leggero braccino, strano per un campionissimo come lui, ma tutto sommato comprensibile, visto l'importanza del torneo e soprattutto considerando che la vittoria valeva anche la prima piazza del ranking. Inoltre dall'altra parte della rete c'era un avversario che giocava senza ormai più nulla da perdere e con il braccio sciolto. L'inatteso epilogo della terza frazione, che Nole ha perso dopo essere stato in due occasione ad un solo punto dalla finale, ci ha permesso una volta di più, di ammirare la classe straordinaria di Djokovic, palesatasi nella reazione avuta in avvio di quarto parziale. Molti si sarebbero disuniti e avrebbero subito l'impeto di uno Tsonga sulle ali dell'entusiasmo, invece il serbo ha vinto i primi otto punti del set, necessari per solcare nuovamente la distanza da un avversario che stava diventando sempre più minaccioso. Il francese, da parte sua, ha pagato sicuramente lo sforzo mentale che è stato necessario per vincere il terzo parziale, concedendosi un passaggio a vuoto in una fase della partita, l'inizio del quarto, dove margine per rientrare ormai non ce n'era quasi più. La cronaca. Per l’ottava volta in carriera si scontravano uno dei servizi più devastanti contro una delle risposte più incisive (se non la migliore) del circuito Atp. Novak ha rispetto per colui che l’ha battuto già cinque volte, mentre Jo Wilfried si ricorda ancora quella finale persa agli Australian Open 2008. E forse la voglia di rivincita, unita ad una grande confidenza derivatagli dalla splendida vittoria su Federer nei quarti, ha permesso al francese di cominciare la prima semifinale di giornata con convinzione. Il break nel gioco d’apertura, centrato grazie ad una maggiore varietà di soluzioni come il back di rovescio e la palla corta, ha garantito a Tsonga una buona quarantina di minuti di autorità. Con il servizio imprendibile il transalpino ha gestito il vantaggio, riprendendo fiato nei successivi turni alla risposta nei quali Djokovic ha lasciato a sua volta le briciole. I primi scricchiolii sono arrivati poi nell’ottavo gioco, nel quale il serbo va avanti 15-40, ma non è riuscito a rispondere a due servizi bomba che hanno tolto le castagne dal fuoco a Jo Wilfried. Salvatosi con difficoltà, Tsonga è stato costretto nel decimo game a contrastare altre tre palle del controbreak, in un momento in cui è stata la battuta a tradirlo. Djokovic, da grande campione, ha fiutato l’occasione e rimesso in parità il set. Che è finito poi da copione, con il tie-break andato al numero 2 del tabellone con il punteggio di 7 punti a 4 in 65′. Il contraccolpo del set sfuggitogli sul più bello si è fatto sentire nella testa di Jo-Wilfried. Durante i 36′ del secondo set il francese non ha inciso più con il servizio, ha commesso tanti errori gratuiti e si è consegnato di fatto a Djokovic già nel primo game, quando ha perso uno dei due servizi nel parziale. Tanti demeriti per il numero 12 del seeding, mentre il serbo si è gongolato di fronte ad un avversario alle corde. Risultato, un 6-2 senza storia che ha portato il serbo a sei game dalla finale e dal primato mondiale. Senza servizio e con poca lucidità nei rallies prolungati (territorio di caccia di Djokovic) anche nell’inizio del terzo set Tsonga è apparso in grave difficoltà. Posticipando il break al terzo gioco (punto esaltante chiuso con entrambi per terra per lo 0 -30 per il serbo), agli occhi di tutti Djokovic aveva messo la combinazione della cassaforte, e al francese il compito proibitivo di manometterla. Sembrava fatta, ma Jo-Wilfried è il tennista che ha battuto Roger da due set sotto (primo tennista a riuscire nell’impresa), e la sua geniale incoscienza si ripresenta nell’ottavo game, quando ha controbreakkato uno spaesato Djokovic. Si è tornati in parità, fino al secondo tie break di giornata, il più bello di questa edizione dei Championships. Fra un pizzico di “braccino” del serbo, che si è guadagnato due match point ma mai con il servizio, e la follia del francese, che ha chiuso al terzo set point, i 20 punti del miniset sono stati uno più spettacolare dell’altro. Tsonga, che ha avuto più coraggio, si è così aggiudicato il parziale, allungando il match e facendo comparire qualche fantasma nella testa del “quasi” numero 1 del mondo. I fantasmi però, il ghostbuster Djokovic è riesciuto subito a catturarli nella sua trappola. Dopo il gargantuesco tie break giocato, Tsogna è andato in affanno, e ha perso subito il game d’apertura al servizio. Si è riproposto così la stessa situazione dei due parziale precedenti, con Djokovic che ha rischiato poco al servizio e che ha ripreso fiato nei game alla risposta, nei quali il francese è stato di nuovo incisivo (chiuderà con 12 ace contro i 5 di Nole, ma solo il 47% di punti con la seconda, contro il 68% del serbo. Dato questo, che conferma le doti alla risposta dell’allievo di Vajda). Sul 4 a 2 in suo favore, Novak, memore dello sgambetto del set precedente, non si è fatto sorprendere e si è aggiudicato il gioco del 5-2 e, nel turno di battuta seguente, ha messo la parola fine sull’incontro. Per Tsonga resta un grande torneo, ma anche qualche rimpianto, soprattutto per un primo set condotto dall'inizio fino ad un passo dal traguardo, ma svanito anche per colpa dell'eccessiva incoscienza, che ha portato il francese a rischiare una seconda "bomba", dopo aver annullato tre palle break consecutive, e a commettere così un doppio fallo, che si è rivelato sanguinoso nell'economia di tutto il match, visto che Tsonga è stato in grado di riprendersi, con l'indubbia collaborazione del serbo, soltanto sul finire della terza partita. Questa volta però, la rimonta impossibile non è riuscita. Domenica Djokovic, oltre che la prima a Wimbledon, giocherà la quinta finale di slam in carriera(2 vittorie e 2 sconfitte il bilancio) e la 39esima in assoluto (25 vittorie e 13 sconfitte). Per quello che abbiamo potuto vedere in questo torneo, ritengo che Djoker non partirà favorito, indipendentemente da chi sarà il suo avversario, perchè, tra i tre, è quello che sull'erba sembra soffrire maggiormente. Ruolo decisivo nella sua scalata a Wimbledon 2011, è inutile negarlo, lo ha avuto il rallentamento della superficie, così come lo ha avuto del resto, per le vittorie di Nadal all'All England Club. Tuttavia questo non toglie assolutamente nulla ai meriti del serbo, che anzi, con la conquista del numero uno, potrebbe trovare anche gli stimoli giusti, per sovvertire un pronostico che forse lo vede partire sfavorito in finale.

Almeno la speranza c'è stata. Di quella, 12 mesi fa, non si era vista nemmeno l'ombra. Solo un'illusione però per l'Inghilterra intera, che dovrà aspettare minimo un altro anno (e faranno 74) per ritrovare un proprio beniamino nella finale del proprio torneo. Era il 1938 quando Bunny Austin venne sconfitto da Donald Budge, era il 1936 quando Fred Perry divenne l'ultimo inglese ad alzare il trofeo più prestigioso che questo sport possa vantare. Per ingoiare l'amaro boccone ai britannici non resta che guardare il bicchiere mezzo pieno, rappresentato dal fatto che Andy Murray, nella semifinale che lo vedeva opposto a Rafael Nadal, è quantomeno riuscito a conquistare un set, cosa che non gli era mai accaduta nelle altre due partite giocate in passato sul Centrale di Wimbledon contro il maiorchino. Il tennista di Dunblane si è aggiudicato un primo parziale che aveva fatto ben sperare, perchè in pochi altri appuntamenti, tra quelli che contano, lo scozzese aveva iniziato con un piglio così aggressivo, seguendo alla lettera quanto gli esperti di tattica di tutto il mondo vanno dicendo da anni. Uno come lui non può limitarsi a remare. Per una volta convinto di questo Andy cominciava il match ben deciso nel soffocare l'iniziativa dell'avversario, avventandosi su ogni palla buona e chiudendolo sull'angolo destro. Quello di relativa debolezza, quello del rovescio. Al fine di impedire a Rafa di prendere in mano il comando delle operazioni l'imperativo era evitargli il diritto. Poteva essere un bel grattacapo dal punto di vista tecnico per lo scozzese, visto che lavorare con la propria diagonale prediletta (quella rovescia) avrebbe significato dover gestire il gancio mancino più temuto del circuito. Murray passava invece sopra questo problema con estrema facilità. Rinunciare alla propria arma più pericolosa non si rivelava un inconveniente insormontabile in quanto a funzionare alla grande era il colpo meno forte, il diritto, in grado di produrre una più che discreta quantità di vincenti supportato da un servizio impeccabile. Si arrivava così fino al 6-5 senza l'ombra di una palla break. Nel dodicesimo gioco Nadal metteva qualche seconda di troppo, Andy era pronto ad approfittarne per incamerare il parziale d'apertura. C'è però anche un bicchiere mezzo vuoto. I treni quando passano si devono prendere al volo, soprattutto dal momento in cui si ha a che fare con Nadal, uno che di treni ne fa passare pochissimi e soprattutto per una sola volta. Carpe Diem. Dovrà ripeterselo tra sè e sè più volte Andy nelle prossime uscite. Lo scozzese la sua grande occasione l'ha avuta, ma se l'è giocata nel peggiore dei modi. In avvio di secondo set Andy lasciava le briciole sui primi due turni di battuta. Nel quarto gioco, con Rafa al servizio, una fantastica risposta lo metteva in condizione di tirare un diritto a campo aperto. La più classica delle benedizioni atterrava però poco dopo la riga di fondo. Sarebbe stato 15-40, sarebbero state due palle break sul 2-1. Andavano anche trasformate e non potremo mai sapere se il nativo di Dunblane ci sarebbe riuscito, ma quantomeno sarebbe slittato per Murray l'inizio della fine. Il terribile errore aveva infatti le sue ripercussioni sul gioco dello scozzese, che da quel momento smarriva il servizio e veniva abbandonato dal diritto. Gli errori iniziavano a piovere in modo copioso (saranno 39 alla fine), da incubo l'emorragia di game. 11-2 il parziale in favore di Nadal, che tramortiva in un baleno l'avversario infilando un doppio 6-2 e volando 2 set a 1. Funziona a diesel Rafael Nadal! Uno che più minuti, ore e giorni passa sul campo, e più riesce a innalzare gradualmente il proprio livello di gioco. La fantastica partita del maiorchino è tutta contenuta in un dato. Solamente 7 errori, e non si giocava sulla terra!! A conferma di quanto detto poco sopra pensate che il neo numero due del mondo ha chiuso il primo set con 4 gratuiti. Vuol dire che negli ultimi tre parziali ne ha commessi solamente 3. Si descrive con una parola tutto ciò: perfezione. Tecnica ma anche nella capacità di saper leggere i momenti. Quando Murray è entrato in crisi con i colpi Rafa ha favorito l'errore dell'avversario, rimandandogli tutto e costringendolo a gestire palle tagliate, complesse, sulle quali bisognava lavorare con impegno e non era sufficiente appoggiarsi. Il peggio che possa capitare per un tennista in un momento di poca fiducia. Quando poi si palesava una nuova reazione da parte del beniamino di casa, in grado di riaccendere il pubblico del Centre Court nella quarta frazione con il punteggio che però lo vedeva già sotto, il mancino di Manacor aveva ormai inserito il pilota automatico, e allora non farsi dominare nel palleggio, conquistare metri da fondo, strappare dei quindici in risposta era diventato lavoro impossibile. Nel finale i migliori quindici Andy se li è conquistati in difesa a differenza di quanto era avvenuto per tutto il primo set. E' la dimostrazione del predominio divenuto netto da parte di Rafa. Lo scozzese sapeva anche procurarsi anche due palle del controbreak sull'1-3 ma naturalmente il maiorchino si esibiva in altrettanti punti da maestro per poi fissare in 2 ore e 55 minuti il 57 62 62 64 definitivo. Si tratta della 20esima vittoria consecutiva per il mancino di Manacor sui prati di Wimbledon, dove domenica giocherà la sua quinta finale per andare alla caccia del terzo titolo nelle ultime tre partecipazioni. Per il maiorchino sarebbe anche la terza doppietta Roland Garros-Championships. Solo un altro giocatore nella storia è riuscito a vincere questi due tornei uno in fila all'altro per così tante volte: nel triennio 1978-1980 ce la fece Bjorn Borg, oggi in tribuna ad ammirare le gesta del suo erede. Rafa, che aveva sempre sconfitto Andy a Wimbledon (quarti 2008, semifinale 2010), conduce ora 12-4 negli scontri diretti (5-2 negli Slam). Lo spagnolo, alla tredicesima finale Slam (quinta ai Championships), non perde una semifinale nei Majors dagli Us Open 2009. In caso di vittoria finale, Nadal diverrebbe con Borg l’unico tennista in grado di realizzare per tre volte la doppietta Roland Garros-Wimbledon. Murray, primo britannico dai tempi di Perry a centrare tre semifinali consecutive a Wimbledon, non riesce a sfatare il tabù che vede in Henry Austin l’ultimo britannico in finale ai Championships (nel remoto 1938). Per lo scozzese sfuma la caccia al primo titolo in uno Slam: fin qui ha collezionato tre sconfitte in altrettante finali contro Federer (Us Open 2008, Australian Open 2010) e Djokovic (Australian Open 2011).

Venerdì 1° luglio 2011 - Risultati delle semifinali:

[1] R Nadal (ESP) d [4] A Murray (GBR) 57 62 62 64
[2] N Djokovic (SRB) d [12] J Tsonga (FRA) 76(4) 62 67(9) 63

Risultato di una semifinale di doppio:
[1] B Bryan (USA) / M Bryan (USA) d [6] M Llodra (FRA) / N Zimonjic (SRB) 64 64 67(8) 67(4) 97
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